LODI Fa sbranare un gatto dal suo pitbull, condannato a dieci mesi di carcere

Un pregiudicato 30enne accusato anche di aver picchiato il cane tirandogli una bici

Carlo Catena

Il pm aveva chiesto 9 mesi di reclusione ma il giudice è andato oltre e ne ha inflitti 10: un trentenne di Lodi residente nel quartiere di San Fereolo è stato ritenuto colpevole, in primo grado dal tribunale di Lodi, di maltrattamento e anche di uccisione di animali, per due episodi avvenuti a pochi giorni di distanza nell’estate del 2015.

Il primo fatto, che era stato denunciato da un vicino di casa, era consistito nella morte di un gatto, di proprietà del querelante, che secondo l’accusa era stato attaccato e morsicato dal cane pitbull, che all’epoca aveva appena due anni, di proprietà dell’imputato M.I.. Per quanto emerso anche dai numerosi testimoni in aula, il proprietario del cane l’avrebbe aizzato ad attaccare i gatti del quartiere.

Qualche giorno dopo, nei boschi del Belgiardino un carabiniere fuori servizio aveva sentito guaire un cane e si era avvicinato, assistendo alla scena di un uomo che, afferrata la propria bicicletta, colpiva ripetutamente il proprio cane. Il militare aveva richiesto l’intervento dei colleghi e lo aveva portato in caserma, dove era stato identificato e denunciato.

L’imputato si è sempre professato non colpevole e in aula ha anche detto di non ricordare di essere stato portato via dai carabinieri. Diversi testimoni lo hanno però riconosciuto con certezza, nonostante il non poco tempo passato tra i fatti e le udienze, tranne il proprietario del gatto, che non si è costituito parte civile. Dopo la denuncia per maltrattamenti, un veterinario dell’Asl aveva visitato il pitbull ma aveva certificato che l’animale non appariva maltrattato. E così era rimasto affidato al proprietario, che tuttora ha quel cane.

Dati i precedenti dell’uomo, la pena non è stata sospesa. Un eventuale ricorso in appello potrebbe però fare scattare la prescrizione, visto che ormai dai due episodi sono passati più di sei anni. Ma sempre più spesso nella fissazione delle udienze a seguito di ricorso ai gradi superiori i magistrati danno la priorità ai casi che rischiano di decadere, e quindi l’esito finale dell’iter processuale non è comunque ancora scontato.

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