Lodi, gamba salvata in corsia - I VIDEO
Un 47enne aveva una massa tumorale benigna all’arto sinistro di oltre 6 chili, solo l’equipe di chirurgia plastica guidata dal dottor Blandini l’ha operato
Asportata una massa tumorale di 6 chili e mezzo dalla gamba di un paziente di 47 anni. Che ora, finalmente, dopo 40 anni di travaglio, può camminare, fare sport e indossare un paio di pantaloni normali. Operazione record per la chirurgia plastica dell’ospedale di Lodi. I medici hanno eseguito l’intervento con 4 operazioni, nell’arco di due anni.
Il paziente, della provincia di Pavia, si era rivolto a 20 medici, prima di arrivare a Lodi, fin da quando era piccolo, poi la massa, fortunatamente benigna, è cresciuta sempre più, fino a raggiungere le dimensioni di 48 centimetri e i 6 chili e mezzo di peso. Nessuno aveva mai voluto operarlo, anzi, un chirurgo di un ospedale tra i più blasonati d’Italia, gli aveva persino proposto di amputare l’arto.
«L’intervento è iniziato due anni fa - spiega il chirurgo plastico Omar Jaber -. Ho ricevuto la telefonata da un collega della Maugeri di Pavia, il quale mi annunciava l’invio di un paziente con un caso particolare. Quando è arrivato, la prima volta, non potevo credere ai miei occhi, ero impressionato. Non sono casi che si vedono tutti i giorni, anzi, secondo me, non ne vedrò mai più».
Il problema della neoplasia non si poteva risolvere in una volta sola. «Durante gli esami diagnostici, infatti - spiega il chirurgo - abbiamo visto che la massa invadeva anche le arterie, le vene e i nervi e, inoltre, il paziente aveva una protesi di ginocchio. Si trattava di un intervento delicato. Togliere la massa in una volta sola significava sottoporre l’arto a rischio di necrosi: andavamo a depauperare la vascolarizzazione della gamba. Con il primo intervento, quello principale, durato 4 ore, eseguito da me e dal mio primario Daniele Blandini, abbiamo asportato circa 4 chili e mezzo di neoplasia. Poi abbiamo rimodellato i tessuti perché avevamo bisogno che riprendessero dal punto di vista vascolare. A distanza di 6 mesi circa l’uno dall’altro, a parte l’interruzione pandemica, abbiamo effettuato le altre operazioni».
L’intervento conclusivo è stato effettuato 2 mesi fa, ora il 47enne dovrà tornare solo in ambulatorio per ritoccare le lesioni. «Il primo intervento è stato effettuato con una tecnica di anestesia loco regionale - spiega il dottor Jaber -. La nostra equipe di anestesisti, guidata da Gianluca Russo, ha eseguito un blocco nervoso, alla radice della coscia. Il paziente è rimasto sveglio per tutto l’intervento. Il giorno dopo era già in piedi».
«Siamo molto contenti - spiega il coordinatore infermieristico Mauro Meles -, perché noi infermieri, che seguiamo il paziente anche nei suoi aspetti più umani, abbiamo visto il malato sorridere con gli occhi quando gli abbiamo detto che avremmo potuto operarlo. E, dopo l’ultimo intervento, ci siamo trovati di fronte un uomo felice che, finalmente, aveva riacquistato la sua autostima e poteva camminare come gli altri».
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