LODI Grida «Allah akbar» in questura e aggredisce gli agenti: condannato a 6 mesi, resta libero in attesa della sentenza definitiva

Il 33enne afferma di essere tunisino ma la sua identità non è certa

Dice di essere tunisino ma quando la questura di Lodi prende contatti con le autorità consolari di quel Paese, un cittadino con quei dati anagrafici non risulta. E così la procedura per il rimpatrio resta sospesa. È il caso di un 33enne che all’inizio di aprile era stato arrestato dalla polizia di Stato a Lodi per resistenza, violenza e minacce a pubblico ufficiale. L’uomo era stato trovato in città con una bicicletta che poteva essere di provenienza furtiva, ed era stato invitato a consegnare i propri documenti d’identità. Ma non ne aveva ed era stato portato in questura per l’identificazione tramite le impronte digitali.

A quel punto, secondo l’accusa, avrebbe chiesto di lasciarlo in pace per un po’ di minuti perché era il giorno della festa islamica dell’Iftar, la rottura del digiuno del mese sacro del ramadan, e doveva rivolgersi verso la Mecca e pregare. I poliziotti non gli avevano dato ascolto e lui avrebbe iniziato a menare calci e pugni, urlando «Allah akbar». Così erano scattate le manette. Identificato, era emerso che il giorno prima era stato fermato anche dai carabinieri con una bici sospetta, ed era stato denunciato a piede libero per ricettazione. Le generalità che ha fornito sono D.A.D.N., tunisino «arrivato col barcone» e dopo la convalida dell’arresto era stato liberato e gli erano stati imposti dal tribunale il divieto di ritorno nel territorio della provincia di lodi e l’obbligo di firma tutti i giorni in un ufficio di polizia. Ma aveva dichiarato un domicilio in “via Muzio a Rozzano” che non avrebbe poi trovato riscontri.

E l’obbligo di firma non gli era stato formalmente notificato. Ieri in tribunale, presente solo l’avvocato d’ufficio, il verdetto: 6 mesi e 20 giorni di carcere, senza sospensione condizionale della pena. Ma intanto la misura dell’obbligo di firma è stata revocata. Non il divieto di ritorno nel Lodigiano. Quando la sentenza diventerà definitiva, dovrà finire in carcere. Risulta avere anche un altro precedente per resistenza a pubblico ufficiale.

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