LODI Incoronata, piano per i restauri: uno studio per salvare i “tesori”
L’amministrazione ha assegnato un incarico per il risanamento conservativo del tempio civico
Studio per salvare dall’umidità il tempio civico dell’Incoronata. Il Broletto ha affidato all’architetto Silvia Gaggioli l’incarico per la redazione di un piano di fattibilità tecnico economica, finalizzato al restauro conservativo della chiesa. È la seconda fase di un intervento che riguarda il prezioso “scrigno d’oro” espressione del Rinascimento lombardo.
I lavori all’Incoronata cominceranno nel mese di giugno e dureranno due mesi. Il risanamento della copertura del complesso architettonico, per un quadro economico complessivo di 175mila euro, è stato aggiudicato dal Comune alla Ceis di Lodi. L’obiettivo è quello di risolvere il problema delle infiltrazioni dal tetto. I rilievi che erano stati effettuati hanno evidenziato che la cupola non presenta problemi strutturali, criticità sono emerse invece nelle coperture inclinate laterali, che saranno sistemate. «Le infiltrazioni d’acqua - spiega l’assessore ai lavori pubblici Claudia Rizzi - risultano particolarmente marcate in prossimità della Cappella della Crocifissione dove si sono verificati anche alcuni distacchi di intonaco, a causa delle canalizzazioni, passanti da esterno a interno, di un vecchio impianto di aerazione, peraltro non più in funzione da anni, e che impedisce la fruizione da parte dei visitatori e dei fedeli di alcune porzioni del matroneo. La ditta Ceis procederà in più anche alla rimozione dell’impianto e al ripristino delle murature per un importo pari a 44.530 euro». Terminate le opere sulle coperture si passerà alla cura dell’interno della chiesa, con un esame puntuale di decorazioni e affreschi. «L’intento di questa seconda fase è approfondire e risolvere le cause che danno origine all’umidità discendente all’interno della chiesa. Lo studio – aggiunge Rizzi - si concentrerà quindi sul risanamento degli intonaci antichi e sul restauro conservativo degli affreschi murari, oltre che su un altro punto debole della struttura, ovvero le superfici vetrate, che parimenti presentano deterioramenti delle strutture in legno e delle cornici e fessurazioni dell’intonaco dove il serramento si innesta sulla muratura. Un’opera delicata, che si inserisce nel contesto di un lungo e appassionante viaggio, destinato a proseguire anche nei prossimi anni, affrontando in successione la problematica dell’umidità di risalita e il restauro delle opere. Alla fine di questo percorso, come già accaduto per Santa Chiara Nuova, potremo ammirare un vero e proprio capolavoro che tornerà ad offrirsi in tutto il suo splendore»
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