
(Foto di Alexandru Ploiesteanu)
IL CASO È COMPLESSO Le indagini continuano in varie direzioni, non ancora fissati i funerali di Roberto Bolzoni
Lodi
Gli investigatori sembrano non escludere, per ora, la possibilità che dietro la morte con 35 coltellate al viso e al collo del 60enne Roberto Bolzoni ci possa essere una vicenda articolata, che potrebbe coinvolgere anche altre persone oltre ai due fermati Andrea Gianì, 29 anni, e al di lui zio Roberto Zuccotti, 48, il primo che abita nello stesso quartiere di Bolzoni e il secondo di Crespiatica, ma che la sera di domenica 16 febbraio, quando il 60enne è stato ammazzato nella propria auto parcheggiata in piazza Omegna, avrebbero cenato assieme nell’appartamento di Gianì nel condominio affacciato su via Precacesa. Domenica scorsa il fermo dei due come indiziati di omicidio e rapina, giovedì il ritrovamento,da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Lodi con l’ausilio dei vigili del fuoco, del telefonino Iphone e del portafogli della vittima nascosti nel ceppo marcio di un albero proprio di fronte alla palazzina. I due, quella domenica, erano stati due volte, al mattino e al pomeriggio, a giocare nella sala scommesse Snai di via Milite Ignoto, ma negano di aver ucciso il loro conoscente o di aver avuto motivi per farlo. La versione del 29enne, l’unico che ha dato risposte a carabinieri e pm, è che Bolzoni li avesse accompagnati sotto casa in via Precasesa in auto e se ne fosse poi andato da solo, come già accaduto più volte anche in altre occasioni nei mesi scorsi.
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