
Lodi, l’Otto Blues è arrivato all’ultima fermata
Si sono spente le note finali dopo quasi 50 anni, il locale sarà demolito per realizzare la nuova Coop
Venerdì scorso, con una serata di musica latino americana, si è chiusa un’epoca per la generazione di lodigiani nati negli anni Sessanta e non solo: ha chiuso, e molto probabilmente per sempre, l’Otto Blues. La discoteca tra viale Pavia e la tangenziale aperta nel 1969 dalla famiglia Iotti e arrivata quasi uguale da allora fino a oggi, anche se da 17 anni i nuovi proprietari, la famiglia di ristoratori Giadone, avevano provato a ribattezzarla Lodi Dancing. Prima ancora, quando la musica dance stava per venire soppiantata dalla Tecno, Paolo Iotti, figlio del fondatore, poi scomparso. introdusse il nome Alter Ego. Ma migliaia di serate e soprattutto l’enorme insegna al neon all’ingresso di Lodi, ormai un toponimo, hanno impresso il nome nella memoria collettiva.
«Da 5 anni, il venerdì, c’erano le serate Remember Otto Blues, che sono arrivate a 1.800-2.200 presenze» ricorda Mauro Berto, dj Chopin, memoria storica della movida lodigiana quando ancora il divertimento serale non si chiamava così. Anche se lui, pur avendo iniziato a 14 anni a mettere i lenti a fine serata all’Otto, rivendica con orgoglio che la sua prima consolle era quella del Gulliver di via Nino Dall’Oro. «Il Gulliver aprì nel 1975, poi nel 1976 in viale Piacenza un locale che si è chiamato Le Mans, poi Bell’s, poi Daniel’s, e nell’89 invece ha lasciato il posto al ristorante Fuori Lodi, un’altra novità perchè era una paninoteca». Berto ricorda alcuni degli artisti che hanno calcato il palco dell’Otto Blues: Vasco Rossi nel 1982, i Rockets, Camaleonti, Dik Dik, Adriano Celentano, Pippo Baudo, i Nomadi. E dagli archivi fotografici spunta anche un Beppe Grillo, ovviamente in versione comico.
«All’Otto Blues andava la musica delle hit parade - ricorda ancora Dj Chopin - altri locali lodigiani invece proponevano underground. All’inizio degli anni ’90 l’arrivo della house - tecno cambiò gli scenari, dal 2008, con la crisi, a oggi, hanno chiuso il 65 per cento dei locali da ballo, che oggi comunque resistono soprattutto nel Sud Italia. Chiuso l’Otto Blues, oggi a Lodi non mi risulta ci siano locali con la licenza C, cioè vere e proprie sale da ballo. Il pubblico chiede qualità, di personale ne serve più di una volta e tutti devono essere almeno preparati». Erano altri tempi, quando all’Otto Blues si dovette scoprire il concetto di security e ruolo toccò al maestro di judo “Igio” di Lodi Vecchio.
«Anche l’altro giorno c’erano marito e moglie con le lacrime agli occhi - racconta Gaetano Giadone, uno degli attuali titolari -: mi hanno ricordato che si erano conosciuti proprio all’Otto Blues». La chiusura è dettata dal progetto della “grande Coop” che lascerà il My Lodi (il centro commerciale per intendersi) e si sposterà in un grande complesso fronte tangenziale che prevede l’abbattimento di Otto Blues, Zii Gaetano e tensostruttura esterna. Ci saranno anche un “brico”, un ristorante steak house e un parcheggio coperto. I Giadone quindi vendono l’immobile ma restano fedeli a Lodi: «Zii Gaetano riaprirà a un altro indirizzo - spiegano dalla famiglia - ma noi crediamo anche nella discoteca. Abbiamo fatto buoni numeri, abbiamo persino proposto serate “no alcol” per gli adolescenti e quindi andiamo avanti, ci servono solo i posti giusti».
Carlo Catena
© RIPRODUZIONE RISERVATA