(ore 19) Finivano nel Lodigiano e nel Sudmilano i veleni gestiti dalle cosche calabresi in Lombardia: il passaggio finale del traffico di rifiuti sgominato dai carabinieri del Noe di Milano, che oggi hanno arrestato otto persone, prevedeva infatti il conferimento illegale in due cave di San Rocco al Porto e San Donato Milanese.
(ore 16.30) Sono due le cave tra Lodigiano e Sudmilano coinvolte nell’operazione dei carabinieri di Milano, che hanno arrestato otto imprenditori lombardi appartenenti a famiglie calabresi legate alla ‘ndrangheta, che smaltivano illecitamente tonnellate di rifiuti. Attraverso il sistema del “giro bolla” la malavita riusciva a dirottare e occultare i rifiuti, che arrivavano in una cava della Bassa lodigiana e in una del Sudmilano. Nei terreni sono stati eseguiti i carotaggi, che sono stati consegnati all’Arpa per le opportune verifiche.Intanto arriva la reazione dell’assessore regionale all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile: «Mi complimento con i Carabinieri per l’ottimo lavoro svolto. Sul traffico illecito di rifiuti è necessario mantenere alta l’attenzione: da parte di Regione Lombardia c’è la volontà di garantire il massimo della collaborazione alle Forze dell’ordine».
(ore 9) Collegamenti tra aziende locali e famiglie calabresi legate alla ‘ndrangheta hanno portato all’arresto di 8 imprenditori lombardi operanti nel settore del movimento terra, aggiudicatari di diversi appalti per lo smaltimento dei rifiuti in cantieri di Milano ed hinterland, che sono riusciti a smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave, una delle quali in provincia di Lodi. Gli accertamenti effettuati dalla Dia hanno consentito, inoltre, di deferire in stato di libertà altri 20 soggetti, tra autisti e padroncini.
Oltre agli arresti a carico di imprenditori lombardi attivi nel settore del movimento terra, ci sono state 20 denunce di autisti e padroncini
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