Lodi, una nuova associazione per la cura del dolore dopo gli interventi chirurgici

Da Toronto alla Lombardia, presentato al Pirellone il nuovo modello di cura lanciato dal neonato organismo “Redirect pain” presieduto dal primario di anestesia di Lodi Gianluca Russo

Un nuovo modello per la cura del dolore e una nuova associazione presieduta dal direttore dell’unità di anestesia e rianimazione di Lodi Gianluca Russo intitolata “Redirect pain”.

Il nuovo organismo è stato presentato il 22 novembre, al Pirellone, alla presenza di Emanuele Monti,presidente della commissione regionale terza sanità.

Capita spesso di sottoporsi a un intervento chirurgico con la speranza di migliorare il proprio stato di salute e ritrovarsi, invece, qualche settimana dopo l’operazione, a convivere con il dolore. Accade per esempio a quasi 1 paziente su 4 fra chi si opera per protesi al ginocchio .

L’associazione di promozione sociale Redirect pain è nata con l’obiettivo di disegnare una nuova e più appropriata presa in carico del paziente chirurgico, prima, durante e dopo il ricovero, garantendo un’assistenza di qualità ai cittadini senza ulteriori costi a carico di strutture ospedaliere e territorio.

Il dolore è un sintomo che spesso precede e segue l’intervento chirurgico. Nuove strategie per dire basta

«In Lombardia, ogni anno, più di 150 mila persone si sottopongono a procedure chirurgiche -spiega Andrea Fanelli, dirigente medico di anestesia e rianimazione del Policlinico di Monza, tra i soci fondatori di Redirect pain - . Il dolore è un sintomo che spesso precede, accompagna e prosegue oltre l’operazione, diventando una sorta di minimo comune denominatore della transizione territorio-ospedale-territorio. Il dolore che frequentemente caratterizza l’osteoartrosi e le patologie a carico della schiena è il motivo per cui il paziente si sottopone a trattamenti chirurgici. Dolore che ancora oggi caratterizza in modo severo la fase post-operatoria di un paziente su due. Questo dolore acuto può portare a un aumento delle complicanze post-operatorie, inficiare la ripresa funzionale e trasformarsi in un problema persistente. Considerando solo le protesi dell’arto inferiore, la chirurgia mammaria e quella toracica, sono quasi 14mila i pazienti lombardi che ogni anno possono sviluppare dolore persistente post-operatorio, con pesanti ripercussioni sulla loro qualità di vita e la richiesta di ulteriori prestazioni a carico del servizio sanitario. È quindi urgente sviluppare nuovi modelli organizzativi per una gestione più efficace del dolore peri-operatorio affinché non cronicizzi, impattando sulla sostenibilità del sistema».

Un’urgenza, quella evidenziata dagli specialisti di Redirect pain, ulteriormente aggravata dagli ultimi due anni di pandemia che hanno ridotto il numero degli interventi, allungando le liste d’attesa. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di sanità, per recuperare i ritardi dovuti alla sola prima ondata di Covid, occorrerebbe incrementare la capacità chirurgica del 20 per cento.

«Un sistema in cui vincono tutti»

«Oggi il sistema sanitario regionale è chiamato a soddisfare i crescenti bisogni di salute della popolazione e a recuperare le prestazioni sanitarie non erogate durante la fase pandemica - afferma il dottor Russo -. Di fronte a questo scenario, la sfida che ci siamo posti è quella di sviluppare percorsi assistenziali multidisciplinari per la presa in carico del paziente chirurgico così efficienti da garantire cure di qualità senza allungare i tempi di degenza in ospedale, assicurando in tal modo un adeguato turnover dei posti letto, e senza nemmeno trasferire costi e prestazioni al territorio. In questo modo vincono tutti: il paziente, l’ospedale e il sistema sanitario nel suo complesso».

«La nostra stategia si ispira al modello di Servizio per il dolore di transizione (Sdt) istituito nel 2014 al Toronto general hospital»

«La nostra strategia – prosegue Russo – . La sfida di Redirect pain è di valutare l’applicabilità del modello nordamericano al sistema sanitario regionale attraverso l’ottimizzazione delle risorse già presenti nelle differenti realtà ospedaliere. Il Sdt opera in sinergia con il servizio di anestesia, di terapia del dolore e con le differenti specialità chirurgiche per garantire continuità assistenziale ai pazienti, identifica in fase di pre-ricovero quelli a elevato rischio di sviluppare dolore persistente post-operatorio e procede alla sua diagnosi precoce, evitando che esso venga disperso sul territorio. In caso di dolore persistente, il Sdt offre trattamenti specifici in grado di alleviarlo, grazie all’impiego di tutte le opzioni disponibili, oppioidi inclusi».

«Trattamenti specifici in grado di alleviare il dolore, grazie all’impiego di tutte le opzioni disponibili, oppioidi inclusi»

Redirect pain ha già elaborato un percorso specifico per la gestione del dolore peri-operatorio nella protesi di ginocchio e sta costituendo gruppi di lavoro per svilupparne altri su differenti procedure chirurgiche (quelle più impattanti per volume e complessità di gestione), partendo dallo studio della letteratura e delle linee guida, ma adattandole ai molteplici contesti clinici di applicazione. I cardini individuati dall’associazione su cui incentrare tali percorsi in ciascun ospedale, allo scopo di migliorare l’outcome del paziente chirurgico, sono tre: l’appropriatezza terapeutica attraverso il corretto utilizzo delle risorse tecniche e farmacologiche attualmente a disposizione tra cui gli oppiacei con un approccio focalizzato sulle diverse fasi peri-operatorie (opioids adjustment); la valutazione delle condizioni di fragilità mediante la stratificazione del rischio, l’adeguamento del processo di consenso informato e il precondizionamento; la continuità assistenziale per i pazienti a elevato rischio di sviluppare dolore persistente post-operatorio.

L’Aps si occuperà di sviluppare programmi educativi per il paziente, che deve essere informato sulle opzioni di trattamento a cui andrà incontro, e percorsi formativi rivolti agli operatori sanitari.

«Redirect pain nasce come laboratorio lombardo per la ricerca di soluzioni a un problema, il dolore persistente post-operatorio, che ha rilevanza nazionale. La Lombardia è un banco di prova particolarmente importante perché da sola assolve a gran parte della chirurgia svolta in tutt’Italia, ad esempio al 40 per cento di tutte le procedure di protesi del ginocchio. Ma l’obiettivo è quello di crescere oltre i confini regionali e di accogliere specialisti eterogenei, non solo anestesisti ma tutti coloro che sono coinvolti nella gestione del paziente chirurgico, quindi chirurghi, fisiatri, infermieri, ma anche gli stessi pazient», conclude Fanelli.

«La vera sfida è la prevenzione per scongiurare l’ospedalizzazione»

«La vera sfida della presa in carico della cronicità – commenta Emanuele Monti, presidente della commissione sanità e politiche sociali al Pirellone - è la prevenzione, ovvero la possibilità di offrire ai pazienti percorsi di cura che possano scongiurare l’ospedalizzazione e l’aggravarsi del proprio quadro clinico. Questo vale per tutte le patologie e così anche per quanto concerne il dolore persistente. La Lombardia si è dimostrata all’avanguardia in questo e gli strumenti e le risorse previste dalla recente riforma del sistema sanitario regionale vanno proprio in questa direzione».

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