Dopo quindici mesi, Armando Spataro lascia la procura della Repubblica di Lodi per tornare a Milano come sostituto procuratore. Da oggi il suo ufficio lodigiano resta vuoto, anche se il noto magistrato tornerà per ultimare alcune incombenze. E non si tratta dell’unica partenza tra i pm: nei prossimi mesi infatti lasceranno il palazzo di giustizia di Lodi anche Caterina Centola e Delia Anibaldi. Entrambe hanno scelto di non occuparsi più di indagini: andranno a fare i giudici, la dottoressa Centola a Milano, dove si occuperà di procedimenti civili, la seconda andrà a Spoleto, in Umbria. Caterina Centola era arrivata a Lodi, dalla procura di Saluzzo (Piemonte) nel settembre 2009, Delia Anibaldi, originaria della provincia di Perugia, nel febbraio dello stesso anno, proveniente dalla procura di Crema. Per entrambe l’assegnazione dei nuovi ruoli risale a dicembre ed erano state trattenute a Lodi per evitare situazioni di carenza di organico. Situazioni che però a questo punto con l’estate appaiono destinate a ripresentarsi: resteranno in servizio tre pm, compreso il procuratore Vincenzo Russo, a fronte di una pianta organica di sei. E con la quasi certezza - salvo proroghe - che da settembre Lodi indagherà anche su tutto quanto accade nell’attuale giurisdizione di Cassano d’Adda, per 180mila abitanti in aggiunta ai circa 300mila della competenza attuale.
Spataro, che dal 10 gennaio 2012 al 16 gennaio scorso è stato procuratore facente funzioni, per tornare poi a dedicarsi a tempo pieno alle indagini come sostituto, torna a Milano per decisione del Csm, che ha ritenuto immotivati i decreti di applicazione a Lodi. È però in corsa per la guida delle procure di Firenze, Parma e Varese, dopo che a Milano è stato per otto anni procuratore aggiunto. Nel suo periodo lodigiano, lontano dagli strascichi della vicenda del sequestro di Abu Omar da parte della Cia, nella quale si è evidenziato il conflitto tra certe prassi dell’intelligence e le garanzie costituzionali di cui la procura milanese si è voluta fare garante, Spataro ha portato tutta la sua esperienza di magistrato attivo nelle indagini ma anche quella di capace organizzatore, raccogliendo non solo la stima di tutti i magistrati ma anche il plauso di diversi avvocati. E ha sempre improntato il suo lavoro alla riservatezza.
Tornando a Lodi, ufficio giudiziario che per molti è di passaggio rispetto a capoluoghi che offrono maggiori prospettive per la carriera ma anche per le famiglie dei magistrati, il procuratore Russo si attiverà per ridurre al minimo il periodo di scopertura del 50 per cento delle scrivanie, una situazione di emergenza che però si era già vista negli anni scorsi.
Carlo Catena
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