
Lodi, la ripresa spinge le centrali
Rimane però il nodo occupazionale: a Bertonico-Turano solo 18 dipendenti per l’impianto
«Tra il 2008 e il 2010 si temeva il peggio, oggi invece i dati economici sono in crescita, l’ultimo trimestre si è chiuso in maniera positiva e le previsioni per fine esercizio sono buone: dunque direi che le banche possono tirare il fiato». È questa la fotografia scattata dal lodigiano Carlo Meazzi (segretario generale Flaei Cisl) che ben descrive la situazione della centrale elettrica Sorgenia di Turano-Bertonico. Nato sotto i migliori auspici industriali, sebbene contestato da parte del territorio, l’impianto si è ritrovato impantanato nelle secche della crisi e con esso l’intero gruppo energetico di Cir (famiglia De Benedetti) e degli austriaci di Verbund, entrambi chiamati a farsi da parte nel momento della conversione del debito da 1,7 miliardi di euro in azioni, finite nei portafogli delle banche creditrici. Tra queste, anche il lodigiano-veronese Banco Popolare (oggi Banco Bpm), che con Mps, Intesa, Unicredit, Ubi e la stessa Popolare di Milano (da gennaio aggregata al Banco) hanno di fatto assunto il controllo della società energetica.
Parla invece ceco l’altra centrale elettrica lodigiana, l’impianto ex Enel di Tavazzano-Montanaso, passato per Endesa, E.On e ora del gruppo Eph, certamente meno moderno (nonostante l’ultimo blocco a ciclo combinato, eredità degli spagnoli di Endesa) ma che condivide con la centrale della Bassa il momento di forte domanda di energia per il combinato disposto della piccola ripresa economica italiana e del rallentamento della produzione del nucleare francese. «Il settore elettrico - riflette Meazzi - storicamente è tra quelli che risentono positivamente delle fasi di ripresa economica e anche oggi sta avvenendo questo. I dati economici sono positivi e ci aspettiamo novità interessanti sulle realtà collocate in Lombardia».
La ripresa di SorgeniaL’ultima semestrale di Sorgenia si è chiusa con un margine operativo lordo (Mol) di 103 milioni (nel primo semestre 2016 erano solo 80), un utile in crescita a 23 milioni e il debito attuale è stato ricondotto a meno di 800 milioni di euro («pienamente sotto controllo», lo ha definito pochi giorni fa il ceo Gianfilippo Mancini). «L’azienda sta mostrando un grande recupero finanziario», aggiunge Meazzi, che dunque fa ben sperare accanto all’incremento della produzione. Mercoledì i sindacati hanno incontrato i vertici Sorgenia, i quali hanno annunciato che il risultato 2017 sarà superiore al budget fissato inizialmente, con un Mol intorno a 150 milioni. Il nuovo piano industriale sarà invece reso noto una volta ottenuto il via libera dalle banche “proprietarie”: l’obiettivo già delineato è però duplice, investire sulle rinnovabili (e tra queste anche sul geotermico) e implementare la platea dei clienti dagli attuali 200 mila a circa 600 mila.
Il flop occupazionaleIl nodo scoperto, nel caso di Turano Bertonico, rimane l’occupazione, che mantiene purtroppo numeri da piccola azienda. «Siamo ancora al minimo indispensabile, 18 occupati, ai quali si aggiungono 6-7 “builder” (addetti al settore commerciale e all’operatività sulla borsa dell’energia). E d’altra parte, si tratta di un impianto moderno e altamente automatizzato, che da un lato permette di avere buone prospettive sul fronte della produzione ma dall’altro non deve illudere sul versante occupazionale», riflette Meazzi. Qualche novità interessante potrebbe arrivare dalla futura cartiera turca che dovrebbe insediarsi nei terreni ex Gulf. «Si tratta di grandi impianti che hanno bisogno di energia e di acqua calda. Spesso hanno al loro interno delle piccole centrali, in questo caso però si potrebbe sfruttare la vicinanza con Sorgenia».
Il futuro di TavazzanoAlle porte di Lodi c’è invece quello che Meazzi definisce un «impianto delicato». La centrale di Tavazzano-Montanaso, che offre lavoro a un bacino di 89-90 persone ma che inizia a mostrare i segni del tempo. «La centrale lavora molto, la società proprietaria (il gruppo ceco Eph) sta facendo utili e offre al mercato risultati positivi. Per il momento tuttavia la nuova proprietà sta sfruttando a pieno gli investimenti fatti qualche anno fa da Endesa (il blocco a ciclo combinato) mentre non conosciamo ancora il nuovo piano industriale chiamato a ridisegnare il futuro di un sito che, a parte il blocco a ciclo combinato, inizia ad avere qualche anno».
Lorenzo Rinaldi
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