Lodi: si chiude il caso dei maltrattamenti all’asilo nido
La titolare aveva patteggiato due anni, un’educatrice assolta con formula piena dopo un lungo processo
Bambini che tornavano a casa sempre affamati e a volte anche assetati, inspiegabili situazioni di irrequietezza, capricci di ogni tipo quando venivano portati all’asilo nido: erano le situazioni che avevano consigliato nel 2019 ad alcuni genitori a rivolgersi ai carabinieri, con la Procura di Lodi che per un mese aveva installato microtelecamere nei locali del Tata Matilda, chiuso ormai dal febbraio del 2020, nel quartiere Albarola di Lodi, e che aveva chiesto il rinvio a giudizio di due donne per l’ipotesi di maltrattamenti verso i piccoli che dovevano accudire. La titolare, 50 anni, da una vita impegnata nella gestione di asili nido in diverse località del Lodigiano aveva patteggiato due anni di reclusione. La coimputata, un’educatrice trentenne, pagata poco più di mille euro al mese, ha deciso invece di difendersi nel processo, e alla fine ieri è stata assolta perché il fatto non costituisce reato, con formula piena. Ma il pm aveva chiesto anche per lei la condanna: quattro anni di carcere. Cuore delle accuse, situazioni di bimbi chiusi in uno sgabuzzino se erano troppo irrequieti, e la tesi di fondo di un metodo educativo antiquato e troppo statico, con lunghe permanenze sui seggioloni. La difesa, con gli avvocati Diego Guarnieri e Martina Deiola di Lodi. si è però concentrata sul numero ridotto di episodi controversi e ha sottolineato che la loro assistita, peraltro alla prima esperienza lavorativa, non intendeva sicuramente maltrattare i piccoli.
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