LODI Smog, non è tutta colpa del traffico delle auto: ecco le analisi di Arpa Lombardia

Studio sulle sorgenti del Pm10 e sulla qualità dell’aria nel capoluogo

Non solo traffico e riscaldamenti. Le emissioni dei veicoli hanno il loro peso sullo smog, ma nella formazione del Pm10 a Lodi va considerata anche l’incidenza delle reazioni in atmosfera di attività agricole e allevamenti. È quanto emerge dall’ultima rilevazione Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), diffusa ieri dal Broletto. Si tratta di uno studio specifico sulla qualità dell’aria in città, svolto nel periodo compreso tra ottobre 2019 e agosto 2020, attraverso la stazione fissa di rilevamento presente in via Vittime della Violenza, dove la strumentazione esistente è stata integrata con apparecchiature specialistiche.

Nell’approfondimento vengono presi in esame i componenti del Pm10 in città: su base annua le sostanze di nitrato e solfato d’ammonio rappresentano quasi il 60 per cento della massa, mentre al traffico può essere imputato il 17 per cento del particolato, combustione di biomassa e polvere minerale contribuiscono per il 12 per cento e il 10 per cento. L’analisi prosegue sulle sorgenti riscontrate e risulta che «il nitrato d’ammonio rappresenta oltre 1/3 del particolato», sostanza la cui «formazione avviene in atmosfera, a partire prevalentemente dalla reazione dell’ammoniaca, emessa soprattutto da attività agricole e dagli allevamenti, con ossidi di azoto». Da segnalare che i rilievi devono tenere conto delle restrizioni imposte l’anno scorso per effetto del Covid.

C’è un altro dato che viene evidenziato ed è il miglioramento negli ultimi 15 anni dei livelli di particolato: a partire dal 2005 si è registrata in città una progressiva diminuzione delle concentrazioni di Pm10, misurata in un calo del 44 per cento della media annua (da 59 a 33 microgrammi al metro cubo) e del 65 per cento dei giorni di sforamento dei limiti di legge (da 168 a 59 giorni di concentrazioni maggiori di 50 microgrammi al metro cubo). Fattori che segnalano un trend positivo, anche se i giorni di sforamento sono ancora superiori ai limiti di legge (35). «Lo studio elaborato dai tecnici di Arpa mette in luce che la formazione del Pm10 non è attribuibile a singole e separate sorgenti, ma ad un insieme di esse e a svariate reazioni fisico-chimiche a cui sono sottoposte le masse d’aria in movimento - spiega l’assessore all’ambiente Alberto Tarchini -. Partendo da questa evidenza, occorre ragionare in termini di area vasta». Infine il sindaco Sara Casanova aggiunge: « Ciò non toglie valore all’impegno che le singole amministrazioni possono mettere in campo per aumentare la sensibilità in tema di qualità dell’aria, per la valorizzazione del verde e della mobilità sostenibile».

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