Ci vuole poco, per trasformare una stazione o un bus in una “trappola”. Spesso treni e bus non permettono ai disabili di essere indipendenti, al punto di dover sempre e comunque chiedere aiuto a qualcuno. Ammesso e non concesso che questo “qualcuno” sia disponibile.
Dopo l’ennesima denuncia da parte di una giovane sulla sedia a rotelle, l’Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) torna ad alzare la voce. Chiara, così si chiama la protagonista dell’ultima “peripezia”, infatti ha raccontato su Internet l’incubo di un viaggio in treno Roma-Lodi: sarebbe dovuta scendere nella città del Barbarossa, ma per Trenitalia sarebbe dovuta arrivare fino a Milano, perché «la pedana per disabili è rotta, da più di un mese».
Enrico Agosti, presidente provinciale dell’Anmic, più volte è intervenuto per criticare le condizioni dello scalo ferroviario cittadino. Questa volta Agosti punta il dito contro il fatto che tutto il lavoro svolto in questi anni dall’Osservatorio nazionale disabili, al quale lui ha partecipato in qualità di componente nominato dal ministero della Sanità, è finito nel nulla.
«Abbiamo fatto un lavoro gigantesco - dichiara il presidente -, una parte riguardava proprio il sistema dei trasporti, come renderli “a misura” di disabile”, prendendo in considerazione anche l’accesso ai treni, agli autobus, alla metro. Questo lavoro è stato approvato dal Consiglio dei ministri, è stato inviato all’Onu e alla Comunità europea, eppure la sua applicazione è ancora nel libro dei sogni».
Anche a Lodi, evidentemente. «C’è molto su cui lavorare - sottolinea Agosti -, è chiaro. Basti pensare alle stazioni di interconnessione gomma-ferro. Se sei disabile e qualcuno ti dà una mano bene, altrimenti son problemi».
A tutto questo si aggiunge l’arrabbiatura per lo “stop” del Broletto alla riforma dei pass destinati ai disabili, un provvedimento che dovrebbe garantire la gratuità delle strisce blu.
«Un altro discorso - conclude Agosti - riguarda l’applicazione delle nuove tabelle d’invalidità civile: non se ne esce ancora! Il nuovo meccanismo non dà valutazioni solo sulla malattia, ma anche sulla condizione socio-economica della persona».
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