
Lodi, un’oasi per le mamme sole
Inaugurato il centro di accoglienza di Fontana,
struttura diocesana per dare un tetto a donne in condizione di difficoltà
Il Santuario della Madonna della Fontana non è bastato a contenere tutti coloro che ieri pomeriggio hanno voluto partecipare alla inaugurazione della Casa famiglia Santa Maria e della Casa San Giuseppe per madri sole con figli. Tanta gente è rimasta all’esterno, mentre monsignor Iginio Passerini, vicario generale della diocesi concelebrava la Santa Messa insieme ai sacerdoti che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto: don Andrea Tenca, direttore della Caritas lodigiana, don Davide Scalmanini, già direttore Caritas che nel 2010 - 2011 avviò lo studio dell’opera, e don Andrea Prina, parroco di Santa Maria Addolorata in Lodi, la comunità a cui faranno riferimento gli ospiti della struttura.
Le due case di accoglienza rientrano nel cosiddetto progetto “Oasi” della diocesi, nato come segno tangibile di accoglienza e solidarietà in seguito al congresso eucaristico del settembre scorso. Al termine della celebrazione, tutti i presenti si sono trasferiti nel cortile dell’edificio, ex convento dei frati Servi di Maria. Qui si sono radunate le “case famiglia” venute un po’ da tutto il Lodigiano, i rappresentanti delle associazioni, tra cui in particolare Progetto Insieme, che collaborerà alla gestione della Casa Santa Maria e Azione Cattolica. E ancora, i membri dell’amministrazione comunale di Lodi con in testa il vice sindaco, Simonetta Pozzoli, e il sindaco, Simone Uggetti, che ha dichiarato: «Quello che avviene qui oggi è la testimonianza di una comunità che ha voglia di fare e di progettare un futuro insieme». La parola è quindi passata a monsignor Iginio Passerini che ha ricordato tutte le figure, le associazioni e gli enti che a diverso livello hanno partecipato al progetto “Oasi”: «Ringrazio la Cei, la Caritas nazionale, la Fondazione della Banca Popolare, la Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi, la Fondazione Cariplo per i loro finanziamenti a cui si sono aggiunte le offerte dei privati cittadini. Un grazie anche alla cooperativa sociale San Nabore a cui sono stati affidati i lavori». E ancora, ringraziamenti agli architetti Paola Rusconi e Stefano D’Aniello, all’ingegner Gianfranco Peviani, all’economo della diocesi, don Luigi Rossi, all’Ufficio diocesano famiglia, alla parrocchia dell’Addolorata e alla casa famiglia dei coniugi Caserini che già risiede nella struttura e che in questi mesi ha sopportato i disagi del cantiere. Il vescovo Giuseppe Merisi è a sua volta intervenuto sottolineando la bella sinergia tra organismi civili ed ecclesiastici impegnati nel dare vita a un vero e grande esempio di «cittadinanza attiva e solidale». A seguire, la benedizione dei nuovi locali e il tanto atteso taglio del nastro, accompagnato dal lancio dei palloncini colorati, liberati dai bambini.
Angelika Ratzinger
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