Lodigiano a corto di medici di base: «Ne mancano almeno dodici»
Pazienti costretti a “viaggi della salute” da un paese all’altro, e non solo
Una carenza tra i 12 e i 15 medici di base nel Lodigiano, nuovi pensionamenti in arrivo che non saranno sostituiti, cittadini costretti a scegliere il medico di famiglia in altri comuni, famiglie i cui componenti non hanno lo stesso medico. Negli ultimi anni la situazione dei medici di medicina generale sul territorio è andata peggiorando costantemente tra carenza di personale, poca attrattività dei piccoli comuni e comunità sempre più senza figure di riferimento. Proprio nei giorni scorsi l’Associazione Piccoli Comuni d’Italia lombarda, tramite il presidente Enrico Vignati, vicesindaco di Inverno e Monteleone, ha scritto all’assessore al Welfare Letizia Moratti chiedendo un impegno per superare l’attuale normativa basata sugli ambiti, che penalizza in maniera forte i piccoli comuni. E la fotografia del Lodigiano conferma questa lettura: mentre nelle città e nei Comuni più grandi, pur con difficoltà, il servizio è garantito, nei piccoli comuni i cittadini sono costretti a spostarsi per avere un servizio basilare. E se si considera che l’utenza principale è formata da persone anziane, spesso non autosufficienti rispetto agli spostamenti, il disagio è enorme, e il diritto alla salute un po’ meno forte di quanto dovrebbe essere.
Secondo i dati raccolti dal Pd regionale a novembre nel distretto di Lodi mancavano 14 medici di medicina generale, e anche gli ultimi bandi autunnali non erano andati a buon fine. Dell’ultimo di fine dicembre, per un posto nell’ambito di Casale, non si conosce l’esito. La situazione è complicata perché i medici giovani sono decisamente poco attratti dalla prospettiva di avere ambulatori su più paesi piccoli, e visto che anche nei grandi centri c’è un forte turn-over di medici di famiglia, quasi sempre le preferenze vanno alle città.
E miglioramenti all’orizzonte non se ne vedono. Il comune di Livraga proprio in questi giorni ha dato comunicazione che la dottoressa Barbara Vergnaghi cesserà dal servizio con l’1 febbraio, ma Ats ha già comunicato che non sarà sostituita, e quindi i suoi pazienti dovranno rivolgersi a uno dei medici che hanno disponibilità nell’ambito di Casale. Analogo problema si era appena vissuto nell’autunno scorso nelle frazioni Zorlesco e Vittadone di Casale, che fanno duemila abitanti circa. Situazione simile c’è stata per mesi a Caselle Landi, dove ancora oggi alcuni cittadini sono senza medico di medicina generale.
Il problema di Caselle (e di altri Comuni) era stato superato parzialmente con una deroga sui massimali concessa ad alcuni medici lodigiani: il limite di 1.500 pazienti era stato portato per loro a 1.800, per recepire proprio i pazienti di altri colleghi usciti dal servizio. Ma da ottobre, anche se non hanno raggiunto il nuovo massimale, Aria, l’azienda per gli acquisti di Regione Lombardia, ha bloccato l’acquisizione di nuovi pazienti. Ragazzi di 14 anni che escono dalle liste dei pediatri magari non possono scegliere lo stesso medico di tutta la famiglia, ma sono costretti a prenderne un altro nuovo. Lo stesso dicasi per i lavoratori stranieri a rinnovo annuale, come le badanti: una volta a scadenza, non possono più essere iscritte dallo stesso medico. Lo stesso problema che hanno i sostituti provvisori, autorizzati a recepire i pazienti dei medici che sostituiscono, ma impossibilitati a prenderne di nuovi.
Costretti così, come tanti altri pazienti, a peregrinare verso altri medici di altri comuni, in una diaspora poco funzionale e per niente utile, sicuramente poco adeguata alla tanto decantata «Sanità migliore d’Italia».
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