Luca Mercalli al «Cittadino»: il mondo è malato ma l’uomo ancora non lo ha capito fino in fondo. Annibale passò davvero le Alpi con gli elefanti? Sì, ma trovò la neve - L’intervista e il video integrale

Dalla Tv alla redazione Il climatologo presenta il suo ultimo libro e parla del rapporto tra guerra e ambiente

Lodi

Luca Mercalli, nato a Torino, climatologo e divulgatore scientifico, è a Lodi per partecipare a un incontro nell’ambito del Festival della Pace e ci ha raggiunto al «Cittadino» per raccontarci qualcosa del tema dell’incontro ma anche per parlare dell’ultimo libro e dei temi di attualità.

Partirei proprio dall’incontro qui a Lodi che è intitolato “Crisi climatica e crisi bellica, come peggiorare la situazione ambientale senza imparare dal passato”. Sappiamo che le guerre portano anche un incremento notevole dell’inquinamento, ci racconti qualcosa di più...

«Non impariamo dal passato prima di tutto perché sappiamo che le guerre non hanno mai risolto i problemi dell’umanità e ne hanno causati altri e certamente non fanno bene alle persone. Questo ce lo dice prima di tutto Papa Francesco, ce lo dicono anche i grandi della nostra letteratura del secondo dopoguerra, ma anche del primo, penso a Gadda, penso a Rigoni Stern, a Primo Levi. Insomma oggi mi sembra un po’ anacronistico in Europa parlare di guerra, la guerra bisogna fare di tutto per evitarla, poi se a mali estremi si arriva lì, ma non mi sembra che si siano fatti dei tentativi per evitarla con la diplomazia, con i rapporti del diritto internazionale. Adesso si aggiunge questo tema nuovo, la guerra inquina, mentre la guerra dell’impero romano non inquinava perché al limite era l’attacco con la lancia e il pugnale, oggi una guerra prima di tutto vuol dire imponente consumo di materie prime e di combustibile, per fare un carro armato tonnellate di acciaio, per fare gli aerei, per fare i missili, per fare le navi, sono milioni di tonnellate di materie prime pregiate. Poi serve energia ed è praticamente quasi tutta energia fossile, petrolio, benzina, gas e tutto questo aumenta poi le emissioni anche attraverso la distruzione, le armi quando vengono usate, come vediamo tristemente dalle cronache di questi ultimi anni, sbriciolano completamente un paese che poi bisognerà ricostruire. Bisogna smaltire le macerie, bisogna fare un nuovo cimento, fare nuovi oggetti, tutto questo vuol dire fare più emissioni di quelle che già il mondo faceva più o meno in pace. Ecco perché ritengo contraddittorio questo modo di vedere il presente e il futuro: da un lato l’umanità di fronte a un problema mai visto prima che è la crisi ambientale e climatica e dovrebbe mettere tutte le energie e tutti gli sforzi per superarla senza far pagare un conto salato alle generazioni più giovani, dall’altro si mette a giocare con i soldatini generando delle emissioni supplementari che potevamo tranquillamente evitare».

La guerra distrugge anche gli ecosistemi, parliamo di animali, parliamo di fiumi...

«Certo, dove bombardo, dove estermino, dove distruggo le infrastrutture degli uomini e distruggo anche la natura, gli alberi, il suolo, in molti casi addirittura condannandolo a mantenere i segni di questa distruzione per molti anni, pensiamo alle mine, pensiamo a sostanze tossiche che vengono diffuse nei suoli e poi li rimangono, quindi compromettiamo molto di più di quello che facevano le guerre del passato. Abbiamo inaugurato il Novecento con la distruzione a lungo termine, prima con le armi chimiche, poi arriverà anche l’arma nucleare. Quindi insomma mi sembra veramente un non imparare del passato e complicare una situazione che era già complicata. Papa Francesco dice attenzione alla guerra perché rovina le persone e rovina l’ambiente, è l’unico che lo dice, ci metterei anche Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, i due unici leader che tentano ancora di avere una voce equilibrata in questo caos».

È in libreria con “Breve storia del clima in Italia”, Einaudi, libro del 2025. Partirei dalla differenza tra tempo meteorologico e clima, che sono due concetti differenti...

«Il tempo meteorologico è il qui e ora, il tempo è quello che c’è adesso fuori da questa finestra, la temperatura che c’è a Lodi in questo pomeriggio di aprile. Il clima non è altro che la somma della meteorologia in un certo territorio per almeno 30 anni e questa è una definizione statistica ma ci dice che per fare la carta d’identità di un territorio devi almeno avere 30 anni di osservazioni, meglio se gli anni sono 100, sono 1000, sono 10.000. Di fatto il clima può andare indietro in tutta la storia della Terra, ovvio che il clima di 4 miliardi di anni fa non riusciamo a ricostruirlo ma riusciamo oggi fino a un bel milione di anni fa a ricostruirlo molto bene».

Senta, cosa rispondere a chi dice che in fondo il clima è sempre cambiato?

«Il clima è sempre cambiato come il tuo corpo cambia sempre, non siamo mai uguali a quelli dal giorno prima, ma non è che questo è un modo poi per difendersi e trovare un alibi a una patologia, il tuo corpo è sempre cambiato ma in questo momento è ammalato, i cambiamenti di ieri non avevano le stesse cause di quelli di oggi, i cambiamenti di ieri erano meno rapidi e soprattutto erano prevalentemente delle oscillazioni in un clima più freddo, sempre all’interno di una variabilità più tendente al freddo che al caldo. Oggi stiamo andando invece in una situazione completamente nuova cioè il caldo, il caldo che noi non conosciamo proprio come specie da un punto di vista della nostra evoluzione quantomeno storica, stiamo parlando degli ultimi 25 mila anni dalla fine dell’ultima glaciazione. Ecco perché è un problema il cambiamento climatico generato dalle attività umane perché ci porta in un territorio inesplorato, i cambiamenti su e giù del passato erano prevalentemente verso il freddo e generati da cause che oggi conosciamo, eruzioni vulcaniche, cambiamenti nell’assetto astronomico dell’orbita terrestre, variazioni degli iceberg nelle zone polari, oggi invece sappiamo che questi elementi non stanno operando e ne stanno operando altri. È un po’ come per un corpo umano, se hai la febbre le cause possono essere tante, potresti avere la febbre perché hai preso un banale raffreddore e va via fra due giorni, potresti avere la febbre perché è una patologia molto più grave».

Ci avviamo a un mondo sconosciuto...

«Un mondo sconosciuto, assolutamente sconosciuto perché oggi sappiamo e l’accordo di Parigi delle Nazioni Unite lo dice ben chiaro che la temperatura a fine secolo potrebbe salire anche di 4 gradi rispetto a oggi in 75 anni che sarebbe catastrofico, ma abbiamo la possibilità di fermarla a 2 con una cura che però non vogliamo fare, che è la cura del passaggio di energie rinnovabili, della riduzione dell’uso di combustibili fossili. Detto questo Annibale è una storiella che ancora inquina il dibattito delle persone non addette ai lavori ma che è priva di ogni fondamento, basta leggersi le fonti storiche, Annibale passa le Alpi nel 218 a.C. scivolando nella neve, allora? Basta una versione di Polibio da liceo per vedere le fonti che dicono scivolava nella neve, dove è questo caldo? Solo perché aveva gli elefanti? Sono morti di freddo...».

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