Mafia, nuove minacce a Cavalli

Una P 38 pronta per essere usata, con il colpo in canna. Avvolta in cellophane per proteggerla dalla pioggia, è stata trovata nascosta in una fioriera davanti alla porta finestra dello studio dell’attore e autore lodigiano Giulio Cavalli, nel giardino della sua casa di Roma. L’allarme è scattato grazie alla segnalazione di una signora che, sapendo della presenza dell’attore antimafia, aveva pensato inizialmente ad un pacco bomba. E, sconvolta, ha chiamato il 113. Erano da poco passate le 18 di venerdì sera. Giulio Cavalli e la sua compagna, la showgirl Miriana Trevisan, sono stati immediatamente presi in carico dalle forze dell’ordine e trasportati in una località protetta, sotto stretta vigilanza dei militari e il caso è finito sulle scrivanie del capo della polizia Alessandro Pansa e del viceministro dell’interno Filippo Bubbico. Se inizialmente si era pensato a un avvertimento, più grave, ma non diverso da quelli già ricevuti da Cavalli, nelle ore successive si è fatta invece strada l’idea di un vero e proprio attentato, con la pistola pronta per essere usata a pochi metri dalla casa dell’attore e i killer che avrebbero potuto raggiungerlo disarmati, evitando i rischi dei controlli delle forze dell’ordine. Tutti gli impegni pubblici dell’attore lodigiano, classe 1977, originario di Tavazzano, sono stati annullati.

Le prime minacce da parte delle cosche risalgono al 2006 e gli sono arrivate qui, nel Lodigiano. Lavorava allo spettacolo teatrale Do ut des, scritto con Francesco Lanza, e coprodotto dai comuni di Lodi e Gela. Sono iniziate via mail, con minacce dirette di morte, poi sono diventate avvertimenti, con il disegno di una bara sulle mura del teatro Nebiolo di Tavazzano, di cui è direttore artistico, le gomme della sua auto squarciate, il ritrovamento di 23 bossoli davanti al teatro Oscar dove erano in programma 23 repliche del suo spettacolo. Qualche settimana fa è arrivata anche la testimonianza video del collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, che ha raccontato del piano messo in piedi dalla ’ndrangheta per togliere di mezzo l’attore lodigiano facendo sembrare l’omicidio un incidente.

Anche ex consigliere regionale in Lombardia, Cavalli ha rischiato di vedersi cancellare la scorta che lo tutela da anni per un provvedimento dell’ex prefetto di Lodi, poi revocato dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Una scelta che aveva fatto discutere e di cui ha parlato lo stesso attore agli inquirenti, venerdì. «Nonostante le difficoltà, sono tranquillo - ha detto ieri Giulio Cavalli, raggiunto al telefono nella località protetta in cui ancora si trova - perché ho di fianco persone che mi stanno aiutando moltissimo. In primis devo ringraziare Miriana per quello che sta facendo per me e per come sta affrontando questa situazione. Quello che abbiamo vissuto è trovarsi circondati dai mitra spianati, vedersi infilare un giubbotto antiproiettile e fare una valigia in due minuti per partire verso un luogo che non conosci. Quello che è successo per noi non è una novità: una pistola era già stata trovata fuori casa mia, nel Lodigiano, ma qualcuno si è fatto convincere che si trattava di una coincidenza. Io parlo di superficialità colpevole».

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