Mafie al Nord, anche Lodi alza la guardia

La mafia c’è, anche all’ombra del Torrione. E anche se non siamo a Casal di Principe, dove in questi giorni è stato arrestato il super latitante Antonio Iovine, boss dei Casalesi, c’è chi ha deciso di alzare la guardia. «Non bisogna creare allarmismo - afferma Pietro Foroni, presidente della provincia di Lodi -, ma questo non vuol dire che siamo e che saremo un’isola felice. Del resto si sono verificate alcune vicende, tra cui l’inchiesta che riguarda Italia 90, che meritano attenzione. Non ho dati precisi sulle infiltrazioni nel territorio, ma credo sia necessaria la massima attenzione, sia da parte delle forze dell’ordine e della magistratura sia da parte della politica. Dobbiamo stare con gli occhi aperti, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente, dai rifiuti alle escavazioni, ma anche sul fronte degli esercizi pubblici e del riciclaggio di denaro sporco».

Il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, ricorda che la politica da questo punto di vista può costituire un osservatorio speciale e che le questioni più importanti possono essere affrontate al tavolo del comitato per la sicurezza pubblica. «Nessun territorio può dirsi immune dalle infiltrazioni - commenta -, è giusto che l’attenzione sia sempre alta, un plauso va rivolto alle forze dell’ordine e alla magistratura per il loro costante presidio. È evidente che gli enti locali siano un ambito importante, soprattutto perché gestiscono appalti relativi a investimenti e forniture di servizi. In questo caso trasparenza e rispetto rigoroso delle norme sono fondamentali. Nel momento in cui si riscontrano situazioni anomale, l’importante è segnarle agli organi competenti».

I rifiuti costituiscono da sempre uno dei business privilegiati delle cosche, senza dimenticare le bonifiche. E, a proposito di bonifiche, il Lodigiano dovrà presto o tardi fare i conti con le 25 aree ancora da riqualificare e dovrà scongiurare un vero e proprio “assalto alla diligenza”. L’edilizia e gli appalti che gravitano attorno ai lavori pubblici rappresentano l’altro “tallone di Achille”. «Sul fronte dei bandi per l’assegnazione di interventi pubblici serve trasparenza - dice Claudio Ferrante, segretario provinciale dell’Italia dei valori -, spesso basterebbe che le amministrazioni rispettassero la legge: i requisiti delle aziende devono essere specificati prima, i “paletti” per evitare guai devono essere fissati in anticipo, specificando tutte le informazioni relative per esempio ai bilanci. È chiaro che anche nel Lodigiano bisogna controllare il comparto dei rifiuti e quello delle bonifiche, nel primo caso è stata aperta un’inchiesta che ha coinvolto Italia 90, è lecito chiedersi come mai una società di Palermo sia interessata a prendere i rifiuti sul nostro territorio; nel secondo caso, si parla di interventi capaci di muovere milioni e milioni di euro».

L’Expo ha già attirato su di sè i tentacoli delle mafie e se si vuole evitare il peggio, allora è necessario combattere con armi diverse rispetto a quelle utilizzate fino a questo momento. Il Pd ha lanciato una proposta a livello nazionale: «Abbiamo chiesto in Parlamento - dichiara Mauro Soldati, segretario provinciale - che le aziende impegnate in contratti pubblici per realizzare gli interventi necessari all’Expo aprano dei conti a parte, in questo modo sarebbe più semplice controllare il circolo dei soldi. È evidente che il Nord non è affatto immune alla criminalità organizzata, un aspetto che non deve essere sottovalutato, nemmeno nel Lodigiano. Si è puntato tanto sulla sicurezza, ma la sicurezza riguarda anche la mafie». Claudio Pedrazzini, vicepresidente della provincia di Lodi, sottolinea che il discorso si lega inevitabilmente all’economia del territorio. «La possibilità di coinvolgere gli imprenditori locali - spiega - è un’opportunità ma anche una garanzia, si evita così l’implicazione di società legate a certe realtà. Per i lavori con un importo inferiore a 500mila euro si può procedere con l’invito delle imprese, ma oggi si sta discutendo della possibilità di alzare la cifra fino a uno o due milioni di euro, uno strumento che sarebbe utile».

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