Esporre manifesti con la scritta “tutti i terroristi sono islamici” non è un reato. Lo ha deciso il 2 novembre 2015 il giudice di Lodi Lorenza Pasquinelli a conclusione del processo a carico dell’ex segretario provinciale di Alleanza nazionale Giancarlo Regali e dell’ex coordinatore di Azione giovani Paolo Filipazzi, assolti dalle accuse di “aver incitato alla discriminazione nei confronti di persone perché appartenenti a un gruppo nazionale, etnico o razziale”. Ovvero di aver violato la “legge Mancino”. I manifesti erano comparsi in città nel 2009, nell’ambito della polemica per la moschea. In questura arrivarono un primo esposto siglato da una professoressa che si era vista il manifesto campeggiare davanti a casa, poi un secondo siglato dai referenti di una decina di associazioni di volontariato. E la Digos identificò i due politici come responsabili di quelle affissioni, prima indagati e poi rinviati a giudizio. Al processo venne chiamato a testimoniare dai difensori anche don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano nonché insignito del cavalierato della Repubblica per il suo infaticabile impegno a favore dei disagiati.
Ieri il processo è arrivato alle battute finali. Paolo Filipazzi, assistito dall’avvocato Pietro Gabriele Roveda (che aveva parlato di “reato d’opinione”), è stato assolto “per non aver commesso il fatto”; Giancarlo Regali, invece, assistito dal legale Cristina Scotti, “perché il fatto non costituisce reato”. «Non c’erano intenti razzisti in quella frase - spiega l’avvocato Roveda -, era solo finalizzata a far passare un messaggio».
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