Maxi inchiesta sui centri massaggi, nel Lodigiano sei le attività finite nel mirino della squadra mobile

Il bilancio della questura, nella rete finito anche un albanese trovato in possesso di cocaina

Denunce, rinvenimento di stupefacenti, decreti di espulsione e anche un arresto: la maxi inchiesta sui centri massaggi e benessere che ha coinvolto tutta Italia negli ultimi giorni ha visto anche la Squadra mobile di Lodi impegnata in attività di accertamento ed indagine. Come già emerso ieri tra i centri interessati c’è Guardamiglio con l’arresto di un cittadino albanese, ma nella mattinata odierna la Questura di Lodi ha reso noti alcuni dettagli dell’operazione che ha visto impegnati in tutto il Paese più di 400 agenti, unità cinofile e speciali sparse su 27 province (oltre a Lodi coinvolte Alessandria, Ancona, Aosta, Bari, Benevento, Catania, Cosenza, Cremona, Imperia, L’Aquila, Latina, Lecco, Lucca, Mantova, Massa Carrara, Milano, Modena, Napoli, Oristano, Parma, Pisa, Prato, Roma, Savona, Teramo e Vibo Valentia) con 71 persone denunciate e 7 arrestate. Accertamenti nel Lodigiano che hanno visto il controllo di sei centri massaggi gestiti da cittadini cinesi che proponevano in modo sospetto con annunci la loro attività, portando quindi agenti a fingersi clienti interessati concordando un appuntamento.

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A Lodi sono state rinvenute due dosi di cocaina il cui possessore, un frequentatore dell’attività, è stato segnalato quale assuntore, mentre a Guardamiglio, in un appartamento come già emerso appunto nella giornata di ieri, è stato rintracciato un albanese con otto involucri di cocaina per 15 grammi in tutto. Oltre a lui però, denunciato per detenzione ai fini dello spaccio, era presente un altro cittadino della medesima nazionalità e tre donne cinesi non in regola con il permesso di soggiorno. Nell’appartamento che di facciata doveva essere utilizzato come centro massaggi sono stati poi rinvenuti anche preservativi utilizzati durante gli incontri con i clienti dalle cittadine cinesi denunciate per immigrazione clandestina con contestuale decreto di espulsione emesso a loro carico, mentre per la titolare dell’attività è scattato il deferimento per favoreggiamento sempre dell’immigrazione clandestina. L’albanese possessore dello stupefacente invece, a sua volta irregolare, è emerso che era già gravato da un provvedimento d’espulsione quinquennale che non gli aveva però impedito di tornare in Italia prima del termine: arrestato quindi e sottoposto a processo, fermo convalidato con patteggiamento a otto mesi di reclusione, l’uomo è stato poi accompagnato dagli agenti alla frontiera di Milano Malpensa per il rimpatrio.

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