Con un processo “lampo”, 5 testimoni in un giorno solo e subito la sentenza, si è definito ieri innanzi al tribunale di Lodi in composizione collegiale il caso di un 22enne nato a Codogno da genitori marocchini accusato di aver palpeggiato una pendolare nella stazione ferroviaria di Lodi, nella primavera del 2012. L'imputato, O.A., allora appena 19enne, era già tenuto d’occhio dalla Polfer perché sostava spesso nello scalo senza motivo, ed era stato anche denunciato per piccoli fatti, al punto che in questura si stava pensando di proporlo per un foglio di via dal Comune. Un giorno, assieme a due coetanei, si sarebbe mischiato alla fiumana di persone che si stava dirigendo a prendere i treni e avrebbe toccato il fondoschiena a una 35enne sudamericana, che si trovava a sua volta in compagnia di un’amica. La donna aveva avvertito un primo contatto mentre scendeva le scale lato stazione, ma pensava che fosse semplicemente per la ressa, poi un secondo nel sottopasso e, infine, un terzo mentre saliva verso i binari. A quel punto si era voltata di scatto e aveva sorpreso il nordafricano con la mano ancora protesa verso di lei. Così aveva iniziato a gridare, alzando anche un ombrello per intimorire il molestatore, ma questo, assieme ai suoi amici, avrebbe iniziato a prenderla in giro. In pochi minuti era intervenuta la polizia ferroviaria e il giovane era stato identificato mentre si trovava ancora nella sala d’attesa. Le telecamere hanno filmato con chiarezza uno dei tre gesti molesti, qualificati dalla legge come violenza sessuale.
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