Il reato di stalking, introdotto in Italia nel 2011 per tutelare le donne vittime di persecuzioni quasi sempre maschili, può venire contestato anche per molte altre situazioni e la procura della Repubblica di Lodi ora comincia ad applicarlo anche ai casi di presunte “molestie ossessive” messe in atto da vicini di casa, situazioni che purtroppo - si è già visto - possono sfociare anche in gravi fatti di sangue.
È stato il procuratore Vincenzo Russo a contestare a una 60enne campana questa grave ipotesi di reato, che può comportare condanne fino a 5 anni di reclusione. La donna, che abita in un condominio, era stata querelata per ben quattro volte di seguito da due vicine di casa, una 80enne e la sua nipote 60enne che abitano al piano di sopra, tra i mesi di aprile e di settembre del 2011. Ora si è aperto il processo e le due persone offese, che sono di origini lodigiane, non si sono costituite parte civile, ma appaiono intenzionate ad assistere a tutte le udienze.
La sessantenne del sud è imputata per ingiurie (anche a sfondo sessuale), lesioni volontarie (con prognosi da pronto soccorso che arrivano fino a 7 e 10 giorni di reclusione, per asseriti schiaffoni), di minacce (del tipo impugnare un bastone o dire «ti faccio cadere dalle scale»). Scenari che quasi ogni giorno vengono discussi nelle aule del giudice di pace. «Quella sarebbe la competenza nel caso di contestazione degli episodi singoli, che di per sé non hanno una qualificazione giuridica particolarmente grave - osserva l’avvocato Tiziana Bertoli di Lodi, che difende la 60enne - ma qui siamo di fronte a una somma di ipotesi di reato, e soprattutto allo stalking, che è di competenza del tribunale monocratico. E che a mio parere è, in questo caso, tutto da dimostrare».
Secondo la pubblica accusa, la reiterazione di certi comportamenti da parte della 60enne “provocava nelle persone offese uno stato di paura e di ansia e la costringeva ad alterare le proprie abitudini”: il che, da codice, integra lo stalking.
I primi testimoni saranno sentiti in tribunale a Lodi a partire dal mese di ottobre: in casi del genere sono spesso gli altri vicini di casa a dare un contributo significativo alla ricostruzione dei fatti, mentre per l’imputata si potrebbe porre un ulteriore elemento di difficoltà nel difendersi per il fatto di abitare sola, con due persone che invece concordemente la accusano. La difesa ovviamente non può anticipare in questo momento la sua linea. La 60enne è incensurata e affrontava un periodo difficile.
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