Avrà anche ragione chi sostiene che fino al 2007, cioè fino alla grande crisi di cui non si vede ancora la fine, i mutui immobiliari sono stati concessi dalle banche con troppa facilità. È altrettanto vero, però, che in molti casi chi un mutuo l’ha ottenuto, oggi fatica a pagare le rate. La testimonianza sono le 55mila famiglie italiane che nel corso degli ultimi due anni hanno aderito alla moratoria sui mutui, varata dall’Associazione bancaria italiana in collaborazione con 13 associazioni dei consumatori. Il «Piano famiglie» (questo il nome della moratoria) permette di sospendere il pagamento delle rate fino a dodici mesi: finora il debito residuo congelato è stato pari a 7 miliardi di euro. E di fronte alla perdurante situazione di difficoltà, Abi e consumatori hanno approvato nei giorni scorsi la terza moratoria, le cui «iscrizioni» sono aperte fino al prossimo 31 luglio. Qualche adesione, con tutta probabilità, arriverà anche dal Lodigiano, dove il «caro mutui» sta mietendo vittime a ripetizione e lo conferma il lungo elenco di immobili all’asta che periodicamente viene pubblicato dal Tribunale di Lodi.
In attesa dell’elaborazione di dati precisi, dall’Area Lodi della Banca Popolare di Lodi spiegano che «negli ultimi due anni il «Piano famiglie» è stato utilizzato in modo consistente anche nel Lodigiano, insieme alle opportunità messe a disposizione direttamente dal Banco Popolare a famiglie e imprese. Dunque - aggiungono - la proroga appare giustificata dalle condizioni di incertezza che tuttora persistono nell’orizzonte economico».
Molte le adesioni alla moratoria anche per la Banca di credito cooperativo Centropadana di Guardamiglio, una di quelle, assieme alla Popolare Lodi, con un numero consistente di clienti nel territorio lodigiano. «Dal 2009 abbiamo aperto 280 pratiche, per un debito residuo di 77,5 milioni di euro - afferma Massimo Calabria, responsabile area crediti di Centropadana -. Le famiglie che hanno aderito alla moratoria sono state 57, mentre le piccole e medie imprese 223. Occorre però segnalare che il provvedimento dedicato alle aziende non è più in vigore. Attualmente abbiamo ancora aperte 46 posizioni, per un debito residuo di 10,5 milioni di euro. Il 40 per cento di queste posizioni non aveva i requisiti stabiliti dall’Abi per accedere alla moratoria, tuttavia abbiamo deciso di andare incontro alle esigenze dei clienti in difficoltà».
L’Adiconsum della provincia di Lodi, propaggine locale di una delle associazioni nazionali che hanno firmato con Abi la moratoria, conferma che il «Piano famiglie» si è rivelato uno strumento utile al territorio. «Le richieste sono state tante - dice Silvana Bosio, presidente Adiconsum Lodi - abbiamo seguito davvero tante famiglie nell’apertura delle pratiche con le banche. Questo certifica che la crisi è reale».
«In un biennio le famiglie che si sono rivolte a noi per la moratoria sono state una cinquantina - precisa, sempre dall’Adiconsum di Lodi, Giovanni Vanelli - la nostra sensazione, basata sull’esperienza acquisita sul campo, è che le difficoltà permangano e dunque ci aspettiamo che anche la terza moratoria susciti interesse».
Non tutti, nel Lodigiano, sostengono però che la moratoria sia stata un’iniziativa particolarmente sfruttata. Ferdinando Marazzina, direttore generale della Bcc di Borghetto Lodigiano, assicura che «le richieste alla Borghetto, nell’arco del biennio, sono state poche, anche perché i requisiti di accesso sono piuttosto restrittivi; per agevolare maggiormente la clientela abbiamo ampliato i parametri di accesso alla moratoria, aumentando l’importo del mutuo fino a 250mila euro, ma le richieste sono state comunque limitate. Poche anche le richieste di rinegoziazione dei mutui».
Una chiave di lettura interessante arriva da Fabrizio Periti, direttore generale della Banca di credito cooperativo Laudense di Lodi: «Le richieste di accesso alla moratoria registrate dalla Laudense sono state poche, questo perché a livello generale i privati (le famiglie, ndr) non sono informati adeguatamente. Lo strumento della moratoria è stato utilizzato, in alcune situazioni di seria difficoltà, ma è stata la banca stessa a segnalare al cliente che esisteva questa possibilità. Certo, se il «Piano famiglie» fosse esteso anche alle imprese avremmo molte più richieste». Poca informazione, secondo Periti, anche per quanto riguarda la rinegoziazione dei mutui: «Non sempre il privato pianifica con precisione il proprio mutuo e spesso si accorge che non è economicamente sostenibile solo all’ultimo, cioè quando non riesce a onorare le rate».
A segnalare con forza l’esistenza di un “divario informativo” tra banche e famiglie in tema di mutui è anche Carlo Nodari, consulente finanziario indipendente con studio in piazza Vittoria a Lodi (C&N Independent advisor). Oltre a questo problema, Nodari (una voce autonoma rispetto alle banche) indica che «in questo momento anche persone in situazioni economiche standard, con una condizione lavorativa stabile, hanno difficoltà a ottenere mutui. Occorre poi sottolineare che talvolta, per i mutui a tasso variabile con coperture sul movimento dei tassi, il costo della copertura (generalmente definita cap, ndr) è più elevato rispetto al vantaggio reale che garantisce. Quanto alla possibilità di spostare il mutuo da una banca all’altra (portabilità, ndr), non mancano i problemi al momento di trasferire la polizza assicurativa collegata al mutuo stesso. Se infine vado a rinegoziare con la mia banca il mutuo, allungando il periodo (ad esempio passando da 20 a 30 anni, ndr), spesso aumenta anche il tasso di interesse applicato e ho problemi in caso di estinzione anticipata».
Moratoria a parte, insomma, ottenere un mutuo in questo periodo è impresa spesso ardua. Ne sanno qualcosa gli operatori della Immobiliare Franciacorta, agenzia del centro di Lodi: «È sempre più difficile chiudere i contratti perché le banche non concedono i mutui - spiegano -; fino a qualche anno fa abbiamo assistito a una erogazione fuori misura, ora siamo passati all’estremo opposto. Tranne per gli immobili di particolare valore, per le compravendite standard (tra i 200 e i 250mila euro, ndr), cioè quelle che garantiscono il maggior flusso di lavoro alle agenzie, il cliente spesso accende un mutuo: è evidente, dunque, come le restrizioni oggi praticate dalle banche abbiano una ricaduta negativa sull’intero comparto immobiliare».
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