Nel Lodigiano infermieri di famiglia per il Covid
L’Asst sta assumendo 38 professionisti: faranno i tamponi e i test sierologici a casa e seguiranno passo passo i pazienti
Infermieri direttamente a casa delle persone. Per affrontare l’emergenza coronavirus e restare poi sul territorio, finita l’eventuale epidemia. A fare le iniezioni alle persone, cambiare i cateteri, valutare le loro condizioni di salute, aiutarli a fare le visite in ospedale e medicarli quando è il caso. L’Asst di Lodi sta assumendo, a tempo indeterminato, in base alle indicazioni in arrivo da Ats e dal ministero, 38 infermieri di famiglia, da distribuire su tutta la provincia di Lodi. I professionisti saranno assunti dall’ospedale, ma saranno a disposizione anche dei medici di medicina generale. L’obiettivo è coprire il buco di assistenza sul territorio che affligge il Lodigiano, e che si è rivelato in tutta la sua problematicità, da febbraio ad aprile. Ma anche migliorare l’integrazione, nell’assistenza, tra ospedale e territorio.
A spiegare il progetto, già anticipato negli indirizzi, dal direttore generale Salvatore Gioia, è il nuovo direttore socio sanitario Antonio Enrico Tallarita. «Stiamo reclutando i 38 nuovi infermieri - spiega il manager -, dalla graduatoria, dopo aver chiesto per una manifestazione d’interesse tra il personale interno. Rappresenteranno una congiunzione importante tra il medico ospedaliero e quello di medicina generale. Saranno assunti dall’Asst, ma poi faranno riferimento ai medici di famiglia. Il progetto è in via di definizione, ma sarà elaborato in collaborazione con gli stessi medici di medicina generale. Insieme a loro si valuterà l’evoluzione del percorso infermieristico e le aree geografiche per l’assegnazione dei professionisti. Potranno essere un anello di congiunzione importante che non possiamo farci sfuggire. Per ora si occuperanno dei malati Covid, ma l’obiettivo è che rimangano per portare avanti l’applicazione della legge 23 sul malato cronico. Stiamo correndo per arrivare all’assunzione il prima possibile».
Le sedi degli infermieri, probabilmente, saranno quelle distrettuali. In concomitanza con l’emergenza coronavirus, l’infermiere collaborerà con i medici di famiglia e le Usca, segnalando i casi sospetti e monitorando i pazienti in isolamento; eseguirà i tamponi e i test sierologici a domicilio e in ambulatorio, monitorando il percorso diagnostico, interfacciandosi con i servizi dell’Asst. Aldilà dell’infezione da coronavirus, spiega Tallarita, «l’infermiere si interfaccerà con il paziente e gli altri nodi della rete (medici di famiglia e operatori ospedalieri), nell’ambito del processo assistenziale, contribuendo a risolvere i problemi di accesso alle cure».
© RIPRODUZIONE RISERVATA