Nel Lodigiano si allevano 340mila maiali, l’arrivo della peste suina è un incubo

Le associazioni agricole denunciano: «Si è fatto troppo poco per fermare il contagio»

La data di apertura della caccia in Lombardia? «Andava posticipata sine die». Le restrizioni imposte agli allevatori? «Sono misure draconiane che rischiano di paralizzare completamente gli allevamenti». L’abbattimento dei cinghiali? «Lo Stato non ha fatto la sua parte». La Peste suina è alle porte del Lodigiano. Luigi Simonazzi, responsabile economico della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza, se l’aspettava. Nel giugno dello scorso anno, intervenendo sull’argomento dopo i primi focolai nel Pavese, aveva detto: attenzione, la Psa si sposta in media di 80 metri al giorno. E mentre gran parte del Lodigiano e del Sudmilano sono alle prese con misure di vigilanza e contenimento per il virus dei maiali che preme ormai da Pavese e Piacentino, emerge che nell’ultimo anno, e non a causa della Psa, il Lodigiano ha perso otto allevamenti di suini, per un totale di 26.000 capi. I dati della Coldiretti (basati su quelli dell’Anagrafe zootecnica) ci dicono che alla data del 30 giugno 2024 gli allevamenti suinicoli attivi sul nostro territorio sono risultati 183 (di cui 16 a gestione familiare) per un totale di 340.000 capi. Al 30 giugno 2023 erano invece 191 (di cui 20 a gestione familiare) per un totale di 366.000 capi.

Sul Cittadino di Lodi in edicola oggi 27 agosto, e in digitale, due pagine dedicate all’epidemia che rischia di mettere in ginocchio gli allevatori lodigiani

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