«Noi non siamo mai soli»
Appello per la vita nuova
In una Cattedrale gremita la Veglia di Natale officiata dal vescovo Merisi si è sviluppata con un invito perché i fedeli si sentano amati come figli dal Padre
«Non siamo soli, e non siamo padroni assoluti di noi stessi. In chi si presenta a Betlemme piccolo e indifeso, abbiamo la libertà di riconoscere la nostra debolezza e vederla elevare. Grazie a lui possiamo rinascere all’autentica vita». Questo un passaggio del messaggio del Vescovo di Lodi ai fedeli riuniti in Cattedrale nella Notte Santa, per la celebrazione del Natale,. «Il nodo sta qui - ha detto Merisi -. Ci riteniamo figli di un padre, oppure lanciati nella storia come padroni assoluti di sé? Ciascuno di noi è chiamato a rientrare in se stesso, a chiedersi se riconosce quella nascita che è allo stesso tempo ordinaria e straordinaria. Mettiamoci di fronte alla nostra coscienza, coscienza che sa andare alla radice dei problemi e ha il coraggio di interrogarsi sulla fede». La Cattedrale era gremita ovunque: i fedeli erano seduti anche sulle scale, in cripta, lungo le navate, altri ancora hanno trovato posto in piedi riempiendo gli spazi ovunque. Tra chi ha presentato i doni all’offertorio, suor Tomasina Choi delle Figlie di San Paolo indossava un abito tradizionale della sua terra di origine, la Corea. Mentre tra i fedeli c’erano rappresentanti della società civile e delle amministrazioni del nostro territorio. Sull’altare con il Vescovo c’erano gli alunni del Seminario e monsignor Claudio Baggini. La Cappella musicale del Duomo ha eseguito i salmi alternati alle letture e i canti a sottolineare i momenti della Messa. «Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia di promesse nuove. Nessuno è escluso da questa felicità», diceva la lettura tratta dai discorsi di San Leone Magno. E dopo il Gloria, con l’accensione di tutte le luci in Cattedrale, la liturgia è proseguita anche con il brano di Vangelo in cui si racconta la vicenda di Maria e Giuseppe che si spostano a Betlemme per il censimento. «Gli auguri di buon Natale sono formulati guardando il presepe, ma anche la gente delle nostre comunità. I bambini appena nati, gli ammalati, i poveri, i senza fissa dimora, chi viene da lontano, chi ci è vicino e ha bisogno di noi. Ricordiamoci di chi soffre e piange. A tutti va l’augurio di luce e pace che chiede di accogliere l’altro - ha detto Merisi nell’omelia. Il Vescovo ha quindi ricordato che nel nuovo anno si celebrerà il 50esimo anniversario di riapertura della Cattedrale dopo i lavori di restauro; e che il 27 aprile a Roma saranno proclamati santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ai due papi Merisi ha poi fatto riferimento, così come a Papa Francesco: «Facciamo nostro il suo auspicio, la necessità di andare, camminare, uscire, ascoltare, soprattutto amare - ha detto -. La luce, la speranza, la vita illuminino le nostre esistenze e diano coraggio per superare il male».
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