Bottino pieno per il centrodestra nei tre comuni della provincia di Lodi in cui si è votato. La Lega nord conquista tre sindaci su tre. È questo il responso delle urne, arrivato nella notte tra domenica e ieri. Codogno, Sant’Angelo Lodigiano e Cornovecchio dunque passano nelle mani del Carroccio e in questo modo cambia l’equilibrio politico e amministrativo del territorio: Lodi, Casalpusterlengo e Lodi Vecchio (primo, terzo e quinto comune della provincia) restano nelle mani di amministrazioni Pd, Codogno e Sant’Angelo (secondo e quarto comune) fanno da contraltare. Rimane poi la Provincia di Lodi (ente in smobilitazione) a guida democratica: il successo del centrodestra mette però il presidente Mauro Soldati nelle condizioni di amministrare sapendo che due delle principali città gli sono “avverse”. Il tutto alla luce della obiettiva situazione di difficoltà del centrosinistra nel capoluogo, stante il sindaco agli arresti domiciliari.
A Codogno va in scena il ribaltone: la coalizione di centrodestra conquista la maggioranza al primo turno (52,73 per cento), senza bisogno di andare al ballottaggio e porta il giovane Francesco Passerini alla guida del Comune. La Lega nord, di cui il nuovo sindaco è espressione diretta, diventa il primo partito della città (26,38 per cento), seguita dal Partito democratico (25,62). Il sindaco uscente Vincenzo Ceretti si ferma al 34,42 per cento: il distacco da Passerini è enorme. Tra i fattori che possono aver avvantaggiato il candidato leghista la numerosità delle liste a sostegno: Passerini si è presentato agli elettori con quattro liste (che significa moltiplicare la capacità di penetrazione nel tessuto sociale della città) mentre Ceretti solo con due. Codogno si dimostra città di centrodestra: cinque anni fa Ceretti l’aveva spuntata infatti grazie anche alle divisioni del fronte contrapposto, nel quale si sfidavano ben tre candidati, il sindaco uscente Emanuele Dossena, l’assessore alle politiche sociali Rossana Vanelli e il leghista Enrico Sansotera.
Sant’Angelo Lodigiano si conferma realtà difficilissima per il centrosinistra, che anche in questa occasione ha sostenuto un candidato civico rinunciando a mettere il simbolo Pd sulla scheda elettorale. L’eredità della lunga “era Crespi”, intervallata negli ultimi mesi dal commissariamento, passa nelle mani della coalizione formata da Lega nord, Forza Italia e civica Un ponte per unire. Il nuovo sindaco Maurizio Villa è espressione diretta della Lega nord, di cui è militante da oltre vent’anni e che ha rappresentato prima in maggioranza come assessore (mandato Carlin 2002/2007) poi dai banchi dell’opposizione. Villa vince per distacco, conquistando il 36,12 per cento, davanti al candidato del centrosinistra Angelo Pozzi (28,06) che pure non sfigura dimostrando di saper intercettare voti anche nell’area moderata. Male invece Giuseppe Carlin, già primo cittadino, che si è presentato con una civica sostenuta da Fratelli d’Italia pescando prevalentemente nel centrodestra. All’ombra del castello Bolognini il centrodestra si conferma imbattibile: se sommiamo i voti di Villa e quelli di Carlin arriviamo a quasi 3700 voti contro i “soli” 1989 di Pozzi (Pd) e della lista Comune Solidale che fa riferimento all’estrema sinistra.
Nel Lodigiano il Movimento 5 Stelle cresce ma non raggiunge i livelli di Roma o Torino. A Codogno la lista capeggiata da Mauro Bassanini raccoglie il 12,84 per cento dei consensi, a Sant’Angelo Lodigiano il 7,27 (candidata Maria Cristina Vitale). Segno tangibile che nei nostri territori le proposte civiche oppure legate alle coalizioni centrodestra/centrodestra tengono ancora. Per i 5 Stelle si apre poi una riflessione sui meccanismi di selezione dei candidati in realtà in cui per sfondare non è sufficiente un simbolo nazionale, per quanto forte e in ascesa.
L’esito del voto lodigiano pone ora un grosso interrogativo sulla tenuta dei servizi sociali a livello territoriale. Il Consorzio servizi alla persona è espressione del centrosinistra che lo ha voluto e che lo ha gestito finora. Gli equilibri, anche economici, sono però molto delicati e se Sant’Angelo e Codogno decidessero di uscire si aprirebbe un problema di grande portata. Gli stessi vertici del Consorzio ne sono consapevoli.
Passiamo al Sudmilano. Riflettori puntati su San Giuliano Milanese, il centro più grosso chiamato alle urne. Il Comune è ancora scosso dal crac della multiservizi Genia, che rischia di pesare sulla città per molti anni, anche in chiave giudiziaria. Il sindaco uscente Alessandro Lorenzano, espressione del Partito democratico (negli ultimi giorni ha ottenuto il sostegno di Maurizio Martina e Lorenzo Guerini) va al ballottaggio con il candidato del centrodestra, il giovane Marco Segala. La distanza tra i due è esigua: Lorenzano 29,12 per cento, Segala 28,85. Questo fa pensare a un ballottaggio molto incerto. I 5 Stelle arrivano terzi (18,69 per cento), dunque fuori dal ballottaggio. Fuori anche l’ex sindaco Gina Greco, che si ferma al 13,72 per cento. In città il Partito democratico si conferma la prima forza (24,27 per cento), seguito dai 5 Stelle (18,83); staccati Lega nord e Forza Italia che insieme non raggiungono il Pd.
Ballottaggio molto incerto anche a Peschiera Borromeo. Il Comune arriva dal commissariamento dopo la caduta della giunta Zambon. Fra quindici giorni si confronteranno Caterina Molinari (ex assessore della giunta Zambon, uscita in polemica con il primo cittadino) che con due civiche ha raggiunto a sorpresa il 34,21 per cento e lo stesso Zambon, espressione del Partito democratico, che si è fermato al 28,91. Escluso dal ballottaggio il centrodestra, che con Carla Bruschi non va oltre il 24,04 per cento. Un dato su cui riflettere, se si considera che Forza Italia e alleati hanno governato la città per cinque anni (prima dell’avvento di Zambon) con Antonio Falletta.
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