Omicidio del prof, convalidato il fermo
Dall’autopsia è emerso che il corpo del 77enne milanese è stato colpito da venti fendenti:
l’arma un coltello
o un paio di forbici
(ore 15) Spunta un’agenda con annotato l’indirizzo di via Gandini a Lodi nelle indagini sull'omicidio del professore Adriano Manesco, il cui cadavere è stato trovato in un cassonetto della strada venerdì scorso. Un particolare che spinge gli investigatori a ritenere che l’omicidio sia premeditato. Da questa mattina gli atti sono stati trasmessi alla procura di Milano, che continuerà le indagini, ma nel frattempo a incastrare i due piacentini fermati (uno dei due è originario di Codogno) sono emerse anche le immagini delle telecamere della stazione di Lodi, che mostrano i due 30enni uscire dallo scalo con tre zaini e due trolley. Per quanto riguarda il movente, le indagini per ora continuano a battere più piste, ma quella economica sembrerebbe la più plausibile.
(ore 9) Restano in carcere i due piacentini arrestati per la morte del professore Adriano Manesco, ritrovato fatto a pezzi in un cassonetto di via Gandini a Lodi. Ieri sono stati interrogati dal gip di Piacenza, chiamato a decidere sulla convalida del fermo e sull’applicazione di misure cautelari, ed entrambi hanno scelto di non parlare avvalendosi della facoltà di non rispondere. Una strategia che arriva dopo le prime dichiarazioni fatte alla questura da G.C., 30enne di Codogno residente a Fiorenzuola, nelle quali aveva dato la sua versione dei fatti su quanto accaduto giovedì pomeriggio nella casa del professore a Milano (aveva parlato di un “terzo uomo” autore del delitto) e nelle ore successive. L’altro indagato, P.G., finora non ha mai parlato anche se dal carcere, tramite il legale, si è professato a sua volta innocente.
Il giudice quindi ha deciso di convalidare il fermo, alla luce delle prove raccolte finora a carico dei due indagati, e di confermare la loro detenzione in carcere.
Nel frattempo sono emerse le prime indiscrezioni sugli esiti dell’autopsia eseguita lunedì sui resti del professore 77enne da un pool di medici legali nominato dalla procura. I risultati veri e propri saranno disponibili solo fra due mesi o anche più se verrà chiesta, come sembra, una proroga, ma già ieri è emerso che l’uomo è stato forse strangolato e poi finito con almeno venti fendenti inferti sul torace e sulla pancia. L’arma del delitto potrebbero essere un coltello o un grosso paio di forbici. I tempi per l’esame del dna, necessario per identificare la salma (nessuno ha fatto finora il riconoscimento), saranno più lunghi, come del resto quelli per gli esami tossicologici.
Ci sono comunque ancora molti punti interrogativi da chiarire su questa “mattanza” iniziata a Milano, dove Adriano Manesco è stato ucciso e fatto a pezzi pare in una doccia, e proseguita a Lodi e poi a Piacenza, dove i due 30enni hanno cercato di gettare in un cassonetto i loro vestiti sporchi di sangue ma sono stati fermati dalla polizia grazie alla segnalazione di una donna che li aveva visti dalla finestra di casa.
Ci sarebbe la presenza sul luogo del delitto di un “terzo uomo”, l’autore materiale dell’omicidio in base a quanto riferito da G.C. E poi c’è un paio di stivali di gomma che G.C. ha acquistato qualche mese fa: lo stesso, parlando dell’assassino, ha detto che indossava un paio di stivali di gomma per non sporcarsi di sangue. Infine ci sono i soldi sottratti al professore e confluiti su conti intestati agli indagati. Sarebbero 10mila euro in un anno, che i due piacentini avrebbero usato, da quanto emerso, per aprire un’agenzia viaggi a Bangkok. Questi soldi e questi “piani” potrebbero essere la chiave per spiegare il delitto.
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