OSPEDALE Pronto soccorso devastato a Lodi, la sicurezza al primo posto: «Riapra subito il presidio di polizia»
Dopo la notte di distruzione e di follia al Maggiore il Siulp torna all’attacco
La parola che si rincorre è «basta»: l’urgenza è fare di tutto perché non si ripetano mai più aggressioni ai medici, agli infermieri, ai poliziotti, in un luogo poi più che sensibile - per funzioni e presenze - come l’Ospedale Maggiore di Lodi. E in questo quadro «la riapertura del presidio di polizia al Maggiore è diventato ormai imprescindibile per aumentare il livello di sicurezza». All’indomani dell’ultimo grave episodio di violenza, che ha causato minuti di paura e danni alla struttura del pronto del soccorso di Lodi, arriva forte e chiara la richiesta di intervento urgente sulla sicurezza dalla segreteria provinciale di Lodi del Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia), che rimarca di aver sollevato come sindacato da tempo la questione della sicurezza nell’Ospedale, già con una nota nell’agosto 2022. Il 17 gennaio scorso poi era stato Felice Romano, segretario nazionale del Siulp, ad esprimere apprezzamento per l’iniziativa con la quale il Ministro dell’Interno Piantedosi ha deciso di monitorare i plessi ospedalieri dove maggiore è risultata l’incidenza delle aggressioni perpetrate nei confronti del personale sanitario, per istituire, o rafforzare, nuovi presidi della Polizia di Stato. Una scelta vista come «un incoraggiante segnale di attenzione per i lavoratori che, come il Siulp denuncia da anni, si trovano indifesi, anche dal punto di vista normativo».
Anche per questo motivo il Siulp ha promosso una raccolta di firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare «con la quale assicurare una pena certa ed immediata in grado di dissuadere questa incontrollata barbarie». L’aggressione al pronto soccorso di Lodi, continua il Siulp, è un «fatto gravissimo, inaccettabile, perché oltre al danno economico che è stato causato, è stato interrotto un servizio di pubblica emergenza, costringendo i cittadini in attesa di cure a scappare via dal pronto soccorso».
A suscitare rabbia anche il fatto che l’episodio abbia di fatto coinvolto medici e infermieri, «già duramente impiegati in prima linea per aiutare le persone». Indispensabile, secondo il Siulp, è affrontare il problema in modo radicale, «perché se dopo l’udienza di convalida soggetti simili tornano in libertà, non abbiamo risolto nulla:». L’appello è alla «politica e allo Stato, perché tutelino di più le forze dell’ordine, i medici e gli infermieri, tenendo questi aggressori in galera in attesa di giudizio o in un centro psichiatrico, offrendo maggiori tutele a noi e ai Cittadini. Non aspettiamo che sia troppo tardi».
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