Ospedali, boom di cause civili
In 12 anni le domande arrivate all’ufficio legale sono state 548. Nel corso del 2012 l’azienda ha versato circa 2milioni e mezzo di euro ai pazienti insoddisfatti
Boom di richieste di risarcimento per gli ospedali del Lodigiano. Ma solo il 20 per cento dei pazienti dimostra di avere ragione. Secondo i dati forniti dalla direzione amministrativa dell’Azienda ospedaliera, guidata da Francesco Magni, se nel 2000 le richieste di denaro erano 35 nel 2012 sono state 54. In 12 anni, sono piombate complessivamente sul tavolo dell’ufficio legale, 548 richieste. Il numero maggiore di contestazioni si è avuto proprio nel 2012: una crescita delle cause si è registrata a partire dal 2008. Se nel 2007 le richieste erano state 41, nel 2008 sono state 49 e 52 nel 2009. Da qui in poi c’è stata una sostanziale stabilità.
Nell’ultimo anno sono stati circa 2milioni e mezzo gli euro che l’ospedale ha dovuto versare per far fronte a una causa civile. «I reparti più soggetti a questo tipo di richieste - commenta Magni - sono ostetricia e ortopedia. Solo il 20 per cento circa delle persone però ha vinto la causa».
Secondo la direttrice sanitaria di presidio Angela Bocconi si tratta di un segno dei tempi. «Secondo me - commenta -, a determinare l’aumento di richiesta è anche la crescita della soglia di povertà. Sempre più persone stanno male e quindi, per avere delle entrate di denaro, si attaccano anche a questo».
D’accordo con lei anche Maurizio Buvoli, primario del pronto soccorso di Lodi, reparto contro il quale ha recentemente intentato una causa, questa volta penale, la famiglia di Valentino Gatti. Quest’ultimo ha perso la vita in seguito a una dissecazione aortica e la famiglia vuole capire se ci sono state delle responsabilità.
«Siamo un reparto con i medici sempre in prima linea - commenta Buvoli -. I pazienti fanno denuncia con una facilità pazzesca. Chi lavora in pronto soccorso per 10, 20 anni, è sicuro di prendersi almeno una denuncia durante la sua carriera. Spesso finiscono in nulla, ma intanto, tu stai per anni, in attesa della sentenza, con la spada di Damocle sulla testa, senza contare le spese legali delle quali ti devi far carico. Il nostro è un lavoro ingrato, solo chi è motivato resta».
«Siamo l’unico paese in Europa - commenta Magni - nel quale un medico può essere condannato penalmente per un errore».
Nei mesi scorsi ostetriche e ginecologi erano saliti sulle barricate per contestare la legalizzazione della medicina.
«C’è qualcuno che fa denuncia solo per avere i soldi - avevano lamentato i ginecologi alla vigilia dello sciopero-. La popolazione non accetta più il rischio. Ci sono poi periti compiacenti, colleghi che si attaccano a tutto per guadagnare 2mila euro».
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