Presentato il polo di sviluppo territoriale della sanità ai sindaci

LODI La direzione dell’Asst ha presentato i dati: fugge per i ricoveri il 44,71 per cento dei lodigiani, il 55, 29 per cento resta negli ospedali lodigiani; per le prestazioni ambulatoriali, invece, si affida all’Asst il 31,09 % dei lodigiani. Grignaffini: «La scala mobile è stato un errore, stiamo valutando un nuovo intervento»

Finalmente un piano per rimettere in sesto la medicina territoriale che, durante la pandemia, ha mostrato di essere a pezzi.

Ieri pomeriggio, la conferenza dei sindaci, presieduta dal primo cittadino Mario Vighi e aperta nella sala dei Comuni dal presidente della Provincia Fabrizio Santantonio, ha incontrato il direttore generale Guido Grignaffini e la direttrice socio sanitaria dell’Asst di Lodi Silvana Cirincione che hanno presentato il piano di sviluppo del polo territoriale 2025-2027.

Numerose le domande e le sollecitazioni dei sindaci al termine dell’incontro, sulle liste d’attesa, gli spazi, le case di comunità, la prevenzione, il ruolo delle farmacie.

Unanime il riconoscimento del lavoro che l’Asst sta facendo e la disponibilità a lavorare in cooperazione con i sindaci verso un obiettivo comune. Per quanto riguarda le case di comunità, il direttore Grignaffini ha voluto precisare che l’attuale direzione non ha mai chiesto ai medici di medicina generale che l’amministrazione dell’Asst ha incontrato più volte dal suo insediamento, di trasferire a tutti i costi i loro ambulatori nelle casa di comunità.

«Sarebbe tragico - ha detto -. Ogni medico deve restare nel suo ambulatorio, sarebbe un danno sguarnire il territorio. Se qualcuno volesse venire, penso a chi è giovane e non ha un ambulatorio, le porte sono aperte», ma è su base volontaria.

Per quanto riguarda i tempi di attesa, annota Grignaffini, «i nostri sono tra i migliori della Lombardia. Stiamo lavorando perché ogni paziente cronico (92mila nel Lodigiano) abbia un piano individualizzato: significa avere tutte le visite prenotate, essere preso in carico e ridurre le liste d'attesa».

Per quanto riguarda le fughe, ha spiegato il manager, «i dati dei ricoveri parlano del 55,29 per cento dei lodigiani (14.842 persone, di cui 10mila 283 del distretto Alto Lodigiano e 4mila 559 del distretto Basso Lodigiano) che decide di restare nelle nostre strutture e del 44,71 per cento dei lodigiani (8mila 879 del distretto Alto Lodigiano e 3mila 122 del distretto Basso Lodigiano), invece, che fugge in altre Asst. In altri ospedali intorno a Milano la fuga è superiore. Per noi è un motivo di orgoglio».

I dati sono favorevoli per l’Asst anche per quanto riguarda le prestazioni ambulatoriali, la concorrenza con altre strutture è maggiore nell’ambito dei prelievi. Su 3.794.307 prestazioni, 2milioni 29mila 412 sono erogate nell’Asst di Lodi, 1milione 764mila 895 in altre strutture: in percentuale, il 61,09 per cento resta in Asst e il 39 per cento fugge.

Le linee programmatiche dell’Asst, ha aggiunto Grignaffini «mettono al centro i medici di famiglia e le case di comunità». Uno dei problemi annosi, ha ammesso il direttore, è quello degli spazi.

«Abbiamo a che fare con 4 ospedali che hanno i loro anni - dice il manager - a Lodi costruire la scala mobile è stato un errore. Un mese funziona e l’altro no. Stiamo valutando se ci sta una scala normale e cosa si può fare (l’azienda è già venuta a prendere le misure, ndr). Gli spazi mancano, i medici si litigano gli ambulatori, è un tetris di cantieri. Avere un ospedale nuovo sarebbe stato diverso, non si sarebbero avuti i problemi di parcheggio. La città è cambiata. Gli stessi problemi ci sono negli altri ospedali, anche lì sono un cantiere unico».

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