Processo Uggetti, bocciata la richiesta bis di patteggiamento

Si è aperto solamente ieri, alla terza udienza, il processo all’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti e all’avvocato Cristiano Marini, che erano stati arrestati il 3 maggio scorso dalla guardia di finanza con l’accusa di turbativa d’asta: avrebbero concorso a “cucire su misura” le regole della gara per la gestione estiva delle piscine del Belgiardino e di via Ferrabini allo scopo di farla aggiudicare alla società pubblico - privata Sporting Lodi, di cui Marini era consigliere. Alla sbarra per la medesima ipotesi di reato anche l’imprenditore di Cornegliano Laudense ed ex presidente della Wasken Boys Luigi Pasquini e il vice segretario generale del Comune di Lodi Giuseppe Demuro.

Dopo un’articolata discussione tesa a escludere la costituzione del cittadino Massimo Casiraghi (attivista 5 Stelle), eccezione respinta dal giudice Lorenza Pasquinelli, uno dei difensori di Pasquini, Paolo Muzzi, ha eccepito la nullità del decreto di citazione a giudizio, per rito immediato, in quanto il suo assistito non avrebbe avuto pieno accesso agli atti dell’accusa e si sarebbe quindi trovato costretto ad avvalersi della facoltà di non rispondere, alla luce di quanto sancito in un caso simile da una sezione della Cassazione. Il pm Laura Siani si è opposta sostenendo che «non c’è stata alcuna lesione del diritto di difesa in quanto l’indagato è stato chiamato a rendere interrogatorio, e non solo sono state elencate le fonti di prova ma anche i relativi elementi». Il giudice, dopo quasi un’ora di camera di consiglio, ha però stabilito che l’imputato «non può ritenersi non in grado di conoscere le accuse» e ha rigettato l’eccezione.

Il “colpo di scena” è arrivato quindi solo attorno alle 13.30, quando uno degli avvocati di Uggetti, Pietro Gabriele Roveda, ha riproposto il patteggiamento, come già fatto in giugno. Allora erano 6 mesi di reclusione, con pena sospesa, istanza che era stata rigettata dal pm perché mancava anche la sanzione pecuniaria, prevista dal codice. Ma la bocciatura era arrivata anche per inadeguatezza della pena detentiva proposta. E anche ieri la difesa Uggetti ha proposto 6 mesi, aggiungendo 200 euro di multa, e ancora la sospensione condizionale. Una proposta di patteggiamento non preannunciata e riguardo alla quale il pm Siani ha rinnovato la valutazione di inadeguatezza. Il giudice ne ha preso atto, riservandosi, come richiesto anche dall’avvocato, di accoglierla solo all’esito del dibattimento, cioè immediatamente prima di ritirarsi per la sentenza, qualora valuti congrua la pena, indipendentemente dal pm. La proposta però garantisce all’imputato il diritto a mantenere lo sconto di un terzo che avrebbe avuto con il patteggiamento. Nel caso di un’eventuale condanna a 9 mesi, ad esempio, scatterebbe la riduzione a 6. Da indiscrezioni dei mesi scorsi sembrava tra l’altro che la procura non fosse intenzionata a scendere sotto i 18 mesi, pur concedendo la sospensione condizionale.

Nel primo pomeriggio si è quindi formalmente aperto il processo, con l’ammissione delle prove: le liste testi che contano in tutto 65 nomi, anche se in diversi casi l’accusa e le difese citano i medesimi testimoni e quindi il numero effettivo sarà sensibilmente inferiore. Le parti hanno concordato di citare alla prossima udienza i primi testi del pm: i militari del nucleo di polizia tributaria che hanno indagato, Caterina Uggè, la dipendente comunale che aveva presentato l’esposto che ha avviato le indagini, i due dipendenti del Comune cui Uggetti chiese di ripulire le memorie del suo computer, i componenti della commissione che aggiudicò le piscine alla Sporting Lodi, il comandante della polizia locale Angelo Di Legge e il segretario generale del Comune di Lodi Silvio Masullo.

Già fissato il calendario delle udienze fino all’estate: saranno celebrate tutte di mercoledì, dalle 10 del mattino fino a pomeriggio inoltrato, il 25 gennaio, 22 febbraio, 5 aprile, 24 maggio e il 19 luglio.

I difensori hanno ragionato a lungo sull’ammissibilità di alcune prove, e potrebbero contestare le registrazioni effettuate attraverso il cellulare di Uggetti, sul quale gli investigatori avevano installato un “virus” apposito.

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