Hanno trovato le chiavi della macchina del professor Luigi Chini. Erano sul ponte del Po, nei pressi di Castelsangiovanni. Sabato e domenica i suoi amici della protezione civile daranno vita a una massiccia ricerca. Per scovare qualche traccia in più del professore di storia dell’arte del Maffeo Vegio, scomparso giovedì 26 aprile dalla sua casa di Camporinaldo. Mercoledì scorso un appello è stato lanciato anche attraverso la puntata di “Chi l’ha visto?”. Chiunque abbia l’impressione di aver incontrato il docente e collaboratore del preside è invitato a comunicarlo subito alla stazione più vicina dei carabinieri. In questi giorni, docenti e alunni sono molto vicini alla famiglia di Chini, alla moglie, ai figli Luca e Chiara e alla sorella. «Chini è un uomo molto in gamba - racconta monsignor Carlo Ferrari, amministratore nella parrocchia di Camporinaldo -. Conosco molto bene lui e la moglie originari di Sant’Angelo. È una persona esemplare, così come la sua famiglia. Questa notizia è stata una sciagura che mi ha sconquassato il cuore. Mi ha sempre aiutato qui, a preparare la Messa, i canti. Si ava da fare. Mi aveva detto di essere un po’ stanco per la scuola, nulla più». Aspettava anche i risultati di alcuni esami medici, ma non dava affatto l’impressione di essere preoccupato. «In questi giorni sono stato dalla moglie. Lei piange disperata - dice il sacerdote - e quando piange lei piango anch’io».
Ieri, intanto, il comune di Lodi ha dato l’ok definitivo alla catena della speranza, organizzata dagli alunni e dal docente di educazione fisica Enzo Sacco. Si svolgerà lunedì, alle 18, presso il Calicantus di viale IV novembre. Alunni ed ex alunni, con striscioni colorati, sfileranno in corteo davanti alla scuola e raggiungeranno la piazza dove si terranno per mano e faranno volare nel cielo i loro palloncini con i messaggi rivolti al professore. Il gruppo aperto su Facebook ha già raccolto 1969 utenti. I docenti si rivolgono a “Gigi”, gli alunni al “Chinuz”, ma il senso è lo stesso: “Professore torni a scuola”. «Questa sera - scrive Filippo il Guascone Caccamo - ho recitato. Ho interpretato l’“Aulularia” di Plauto. Prima di iniziare, a sipario chiuso, sono apparso in pochi secondi al di la del tendone rosso e ho detto poche parole: “Questo spettacolo è dedicato a Luigi Chini, mio professore di arte e appassionato di teatro”. Un applauso, il più fragoroso della serata. La replica noi la facciamo, le dirò quando per venire a vederci!».
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