
Professori in coda per un posto
Ieri al Cazzulani e alla Don Milani, decine di professori hanno fatto la spola in cerca di una cattedra per quest’anno
In coda per ore davanti al Cazzulani e alla don Milani, in attesa di un posto. Sono decine gli aspiranti docenti. Hanno tra i 30 e i 40 anni, qualcuno ha già 15 anni di precariato alle spalle. Un gruppo di docenti ha fatto addirittura 1465 chilometri per arrivare in città. Nel Sud le graduatorie sono infinite ed entrare di ruolo è un sogno che non si realizza mai.
«I LOMBARDI SONO FORTUNATI»
«Io lo dico sempre - commenta la docente di arte Annunziata Romeo, 39 anni, di Reggio Calabria - c’è chi ha la fortuna di essere nato in Lombardia. Sono 7 anni che vado giù solo d’estate. Siamo venuti su per sperare di entrare presto in ruolo e poi avvicinarci a casa. La mia famiglia è nel Sud e mi manca tanto».
Emilia Liotta, 36 anni, laureata in filosofia, ha fatto 1465 chilometri per arrivare a Lodi ieri mattina. «Punto alla docenza di sostegno - dice - perché in filosofia ci sono poche cattedre. Vorrei ritornare al Bassi, come lo scorso anno, ma ci sono solo 9 ore, non so se ce la faccio. Arrivo dal Sud e per trovare lavoro ho preso casa qua 4 anni fa. Sono 15esima in graduatoria, se fossi rimasta giù sarei 80esima o anche di più. Quest’anno rischio di non lavorare».
Marilù Putignano proviene dalla provincia di Taranto ed è quarta nella graduatoria di arte. «È il mio nono anno da precaria. L’anno scorso ho insegnato a Borghetto, quest’anno sarò a Brembio fino al 31 giugno». Poi c’è il licenziamento, 2 mesi di disoccupazione e l’anno dopo di nuovo la stessa trafila. «E i soldi della disoccupazione - annota il docente Federico Nettuno - non arrivano subito. Quelli di quest’anno non si sono ancora visti».
Quest’ultimo, docente di educazione fisica, 38 anni a dicembre, fa il precario da 13 anni. «Ho pagato anche fior di quattrini per ottenere l’abilitazione Siss nel 2005 -lamenta -. Avevano detto che con quella si sarebbe entrati di ruolo e, invece, sono ancora qui. Non solo, il prossimo anno, riapriranno le graduatorie e chi ha un punteggio superiore nella graduatoria di Napoli può decidere di passare in quella di Lodi, davanti agli altri. La regola annunciata dal governo di Enrico Letta per i lavoratori precari (chi ha fatto 3 anni a tempo determinato negli ultimi 5 vince il posto fisso), per la scuola italiana non vale. I dirigenti continuano a nominare a tempo determinato. Con il mio contratto che arriva al 31 giugno, guadagno 1300 euro netti. Io sono il secondo in graduatoria e le cattedre sono solo due. Chi è terzo può solo sperare in qualche supplenza annuale».
SPEZZONI DI ORARI SPARITI
«Siamo arrivati qui stamattina - aggiunge Nettuno - e tutti gli spezzoni che erano disponibili ieri sono stati cancellati. Succede sempre così, decidono di assegnarli ad altri, per risparmiare. Noi che siamo più esperti lo sappiamo, ma i giovani vengono qua, pensando di avere qualche ora e si trovano la sorpresa. A un neolaureato magari 6 ore potrebbero far comodo».
«Quando ho cambiato lavoro - dice Sara Faraoni, 36 anni e 8 di precariato - sapevo che sarebbe stata dura, ma non mi immaginavo una procedura così fumosa. Ho deciso di cambiare perché ho capito che insegnare mi piaceva molto. Non mi sono mai pentita, ma la burocrazia dovrebbe essere chiara».
Anche Iolanda Cimmino è d’accordo: «Fino al giorno delle assegnazioni non si sa mai quante cattedre ci sono - dice, mentre attende la nomina come docente di lettere -. Giocano sulla necessità e sul bisogno di lavoro, ma non è giusto». Una ragazza, all’ottavo mese di gravidanza, si scansa dall’obiettivo: «Sono docente di sostegno e ho 35 anni - dice -. Prima insegnavo a San Benedetto del Tronto. Sono molto amareggiata. Da due anni non immettono in ruolo nessuno per il sostegno. Ho la sensazione di essere arrivata in ritardo e al momento sbagliato».
Nico Galmozzi, 30 anni, docente di arte è il sesto anno che fa la fila davanti al Cazzulani. «Ormai mi sono rassegnato: le cose funzionano così - dice -. L’anno scorso ero al Maffeo e mi piacerebbe, per una volta, ritrovare le mie classi, ma non potrò: non ci sono più ore disponibili». Lidia Dossena, 45 anni, docente di educazione fisica, l’anno scorso al Verri, è passata da poco alla scuola pubblica dopo 20 anni nel privato. «Sono terza in graduatoria - dice - e la possibilità di lavorare c’è. Ogni anno però è sempre una sorpresa: è un lavoro che va preso così» Anche Roberto Bizzoni, 45 anni, laureato in filosofia, è deluso dal fatto che alcune cattedre della sua materia siano sparite all’improvviso. «Avrebbero dovuto lavorare i primi 6 in graduatoria, invece, stamattina ho scoperto che lavoreranno solo i primi 3» dice.
«Io mi chiamo Luisa e sono stanca - commenta una docente -. Questo concorsone e i professori che ci passano davanti, non ci voleva». Virginio Visigalli è docente di ginnastica e ha 41 anni: «Sono precario da 15 anni - dice - e sono ancora qui a bagnomaria. Per la prima volta sono costretto a passare alle superiori. Lodi è “un’ex isola felice”».
Cristina Vercellone
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