Pronto soccorso devastato a Lodi: «Bisogna garantire la sicurezza di tutti»
Il responsabile del dipartimento di salute mentale Giancarlo Cerveri interviene dopo l’ultimo grave episodio di violenza
Un’altra aggressione in pronto soccorso a Lodi, torna il tema della sicurezza in ospedale. Quello della notte scorsa non è stato un episodio isolato, infatti, le aggressioni nei pronto soccorso che accolgono diverse tipologie di pazienti, sono all’ordine del giorno in tutta Italia. A parte le violenze verbali, i due episodi più significativi di violenza fisica sono quello del famigliare che ha dato una testata sul naso di un operatore che stava effettuando un esame a un altro malato, lo scorso anno, e quello dell’estintore lanciato contro il bancone del triage la notte di capodanno di qualche anno fa. Fino a prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, il posto di polizia era presente in ospedale, poi in seguito ai lavori è stato smantellato. Qualche giorno fa il Sap, Sindacato di polizia ha invocato proprio il ritorno del presidio di polizia in ospedale. Protagonista della furia mercoledì notte è stato un paziente già noto, con problemi psichiatrici che, secondo quanto emerso sarebbe arrivato anche in condizioni di alterazione alcolica.
«Ci sono dei luoghi nei quali si riflettono le numerose complessità della società in cui viviamo; devono essere dei luoghi sicuri, se ne parla tanto ed è un tema che riguarda tutti i pronto soccorso d’Italia - commenta il responsabile del dipartimento di salute mentale Giancarlo Cerveri - . I Pronto soccorso devono lavorare in sicurezza, ma questa cosa passa sotto traccia, nonostante le situazioni ricorrenti legate alle persone che arrivano in pronto soccorso, soprattutto di notte, con delle grandi fragilità. Le istituzioni dovrebbero prevedere maggior tutela. Sono situazioni drammatiche. È sconcertante che una persona che lavora con uno stipendio che non è nemmeno strepitoso, rischi anche così». Il dottor Cerveri ha pubblicato un articolo, di recente, con dei colleghi, su «Psichiatria oggi», la rivista che dirige. I medici, che fanno parte della Società italiana di psichiatria e tossicologia, hanno stilato un decalogo comportamentale per affrontare pazienti già noti per le problematiche legate alla condotta. «Sono necessari - hanno scritto gli autori del’articolo - spazi adeguati e attrezzati in pronto soccorso, oltre alla formazione del personale; le misure di contenzione vanno attuate precocemente, anche gli interventi farmacologici. I pazienti con disturbi comportamentali acuti vanno presi in carico da un team di professionisti costituiti dal medico d’urgenza, dall’infermiere del pronto soccorso, dallo psichiatra ed eventualmente dal tossicologo. I tempi di permanenza in pronto soccorso vanno ridotti il più possibile. Il fenomeno del boarding è inaccettabile. È prioritario garantire la protezione di tutti mediante collaborazione predisposta con le forze dell’ordine e il personale addetto alla sicurezza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA