Dopo tre settimane di discussioni, dietrofront, proteste, il dado sembra ormai tratto. La Provincia di Lodi cesserà di esistere. A calare non sarà solo la bandiera di Palazzo San Cristoforo, già listata a lutto dal presidente Foroni in una clamorosa protesta. Il disegno di legge costituzionale, approvato ieri in Consiglio dei Ministri, infatti, prevede la modifica del titolo V della Costituzione da cui è stata depennata la parola “Province”, costretta a lasciare il posto ai concetti di “Città Metropolitana” e “forme associative dei comuni per il governo dell’area vasta”. Quelle che, il ministro leghista Roberto Calderoli, ha subito ribattezzato «province regionali, cui dovranno andare tutte o alcune delle funzioni che oggi spettano alle Province». Perché la rivoluzione sia “operativa” ci vuole il voto di almeno due terzi del Parlamento, dato che si tratta di una legge che mette mano alla Carta Costituzionale. E la discussione non si aprirà prima di lunedì 12 settembre. Una decisione, quella presa dal Consiglio dei Ministri, che sembra togliere qualsiasi speranza al Lodigiano che già aveva risentito della prima versione della manovra finanziaria, in cui era stata inserita la soppressione delle Province sotto i 300mila abitanti o con un’estensione inferiore ai 3 mila chilometri quadrati. Impegnato in una battaglia a cui hanno partecipato ex amministratori e attuali volti di Palazzo San Cristoforo, il Lodigiano sembrava aver ripreso “colore” con lo stralcio dell’articolo che conteneva la soppressione. Ieri l’ennesima “batosta”, forse quella definitiva per la Provincia istituita nel 1992. Tre gli articoli di cui si compone il ddl “Soppressione degli enti intermedi”, che mette in primo piano la soppressione del riferimento alla Provincia ovunque ricorra nella Costituzione. Lasciando quindi solo tre livelli di governo oltre allo Stato: Comuni, regioni e città metropolitane, che finora esistono solo sulla carta. Nel secondo articolo, il compito affidato alla Regione di istituire sull’intero territorio regionale “forme associative fra i comuni per l’esercizio di governo di area vasta, nonché di definire gli organi, le funzioni e la legislazione elettorale”. Insomma, cosa saranno queste “province regionali” o “super comuni” lo deciderà entro un anno con una legge la Regione, che dovrà anche sopprimere “gli enti, le agenzie e gli organismi, comunque denominati, che svolgono funzioni di area vasta” e non potrà istituirne di nuovi. Le associazioni di comuni avranno comunque propri organismi di governo con rappresentanti eletti dai cittadini e diventeranno operativi alla data di cessazione del mandato delle singole Province. E quindi, per Lodi, per il 2014, quando si chiuderà il mandato del presidente Pietro Foroni. Se entro un anno, la Regione dovesse essere ancora “latitante” sul versante legge, sarà direttamente lo Stato a sciogliere le Province e a costituire le unioni di Comuni con le rispettive funzioni di governo. Il disegno di legge prevede anche che con una legge successiva sia razionalizzata la presenza dei propri organi periferici oltre a nuovi criteri per “l’esercizio delle funzioni comunali”. Se i comuni sotto i 1000 abitanti si salvano dalla mannaia, saranno comunque costretti a esercitare in forma associata tutte le funzioni amministrative e i servizi pubblici che potranno anche unirsi a comuni con una popolazione superiore ai mille abitanti. Anche la programmazione economico-finanziaria sarà gestita con unico bilancio di previsione, mentre la rappresentanza continuerà ad essere affidata al consiglio, anche se ridotto. Per municipi da 1000 abitanti ci saranno il sindaco e sei consiglieri (soppressa la giunta); da 1000 a 3000, al sindaco e a sei consiglieri, si aggiungono due assessori; da 3 mila a 5 mila abitanti, il sindaco, sette consiglieri e tre assessori; da 5 a 10 mila abitanti, il consiglio sarà composto dal sindaco, dieci consiglieri e quattro assessori.
Rossella Mungiello
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