(ore 18) Una decisione presa in modo affrettato, arrogante e immorale. Il presidente della Provincia di Lodi commenta così la decisione del governo di unire la Provincia di Lodi a quelle di Cremona e Mantova. Secondo Foroni fino a ieri sera l’ipotesi era di una fusione con Pavia e solo durante la notte, per motivi non noti, c’è stato il cambio di rotta. Insomma, un doppio schiaffo per il Il “colpo di scolorina” citato da Foroni
(ore 14.50) Il ministro della Pubblica amministrazione ha confermato l’elezione indiretta degli organi provinciali. Come annunciato non saranno quindi i cittadini a scegliere chi guiderà i nuovi enti, ma i consiglieri comunali. Non è invece prevista la figura dei commissari nel periodo di transizione che andrà da gennaio 2013 (soppressione delle giunte) a gennaio 2014 (inizio del nuovo ordinamento). «Solo dall’eventuale inadempimento dell’obbligo nei termini - ha spiegato Patroni Griffi - scatterà un commissario ad acta per garantire i passaggi intermedi funzionali alla transizione».
(ore 14.30) È ufficiale: Lodi sarà accorpata a Mantova e Cremona. Nasce la maxi Provincia del Po.
(ore 13.40) Si precisano le tempistiche del processo di riordino: da gennaio 2013, come annunciato, verranno soppresse le giunte e il presidente potrà delegare le funzioni a non più di 3 consiglieri provinciali. A novembre 2013 ci saranno le elezioni, mentre a partire da gennaio 2014 sarà pienamente operativo il nuovo modello amministrativo, comprese le città metropolitane. Il ministro Patroni Griffi ha spiegato in conferenza stampa che il riordino è un processo irreversibile e che gli enti provinciali non verranno commissariati, saranno invece previsti «una serie di adempimenti da parte degli attuali organi elettivi».
(ore 13) Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sul riordino delle Province: nelle regioni a statuto ordinario si passa da 86 enti a 51, comprese le città metropolitane. Il governo non ha ancora reso nota la nuova geografia politica del Paese, ma in una comunicato stampa scrive che «dal 1° gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l’esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali». Tra i punti fermi ci sono il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali e l’abolizione degli assessorati. Infine, gli organi politici dovranno avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.Restano ancora da capire le tempistiche precise e i passaggi di questo riordino, ma soprattutto la mappa degli accorpamenti, cioè se Lodi farà parte della maxi Provincia del Po oppure, come suggerito da alcuni organi di stampa, sarà unita a Pavia. La riunione è stata sospesa alle 12.30 e riprenderà alle 19.
(ore 9)Rimane appeso ad un filo il destino di palazzo San Cristoforo. È attesa per questa mattina la decisione del governo sul riordino dei territori. Ieri il consiglio dei ministri ha iniziato l’esame del decreto, ma il verdetto è stato rinviato. L’ipotesi al vaglio è quella di creare una maxi Provincia del Po, con Lodi che dovrà unirsi a Cremona e Mantova. Una soluzione che potrebbe però essere ribaltata nel corso del dibattito, lasciando spazio a nuove geografie della Lombardia.
I nodi da sciogliere infatti per l’esecutivo Monti sono diversi. In particolare in Lombardia la richiesta di deroghe è per la Provincia montuosa di Sondrio. E da altri territori si potrebbero levare altri appelli per difendere la loro autonomia. Una delle possibilità in campo è quella di aggregare alla nascente area metropolitana di Milano la città di Monza. In questo modo Como, Varese e Lecco potrebbero essere accorpati con più facilità. Uno scenario che è ancora in profonda evoluzione e che già questa mattina alle 9 tornerà sul tavolo del governo. Peraltro il Consiglio delle autonomie locali, l’organismo regionale, aveva fatto un gran lavoro per cercare di raggiungere un accordo sul ridisegno delle Province. E Lodi aveva espresso la sua preferenza per un matrimonio con la terra che ospita il Torrazzo. Un progetto che pare per ora dover sfumare per effetto delle valutazioni del ministro per la pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi, che farà le sue proposte per riorganizzare gli enti locali. La volontà è quella di ridurre il numero delle Province senza deroghe rispetto ai criteri che erano stati fissati nei mesi scorsi: i territori dovranno avere almeno 350mila abitanti (Lodi ne aveva 229mila a novembre 2011) ed estendersi su una superficie non inferiore ai 2.500 chilometri quadrati. Un altro capitolo che il governo dovrà affrontare è anche quello della scadenza di organi elettivi e giunte, dopo l’introduzione dei nuovi accorpamenti. Il progetto ventilato è quello di guidare la transizione dei presidenti uscenti. Per questo dovrebbe essere nominato un commissario con poteri sostitutivi. L’introduzione di questo incaricato dovrebbe scattare o a metà del 2013 o ad inizio del 2014. Su questo punto stanno discutendo i vari ministri. Altra novità che entrerà in vigore è il sistema elettorale: non saranno più i cittadini che andranno a scegliere il presidente della Provincia, ma la guida degli enti verrà designata dai consiglieri comunali eletti. Un modello che però deve ancora essere sottoposto al giudizio della Corte costituzionale, che si dovrebbe pronunciare nei prossimi giorni.
Il ministro Patroni Griffi ha spiegato che il riordino è un processo irreversibile: le Province passano da 86 a 51, città metropolitane comprese. Dal primo gennaio 2014 diventerà pienamente operativo il nuovo modello
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