Quasi due negozi chiusi al giorno
La Confersercenti chiede subito una ricetta per rilanciare finalmente i consumi, “in rosso” anche ambulanti, ristoratori e bar
Saracinesche abbassate per sempre. Nel giro di due mesi, gennaio e febbraio 2014, il Lodigiano ha perso 122 attività: quasi 2 ogni giorno. I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio Confesercenti, l’associazione ha preso in considerazione il numero delle imprese iscritte e cancellate, oltre al saldo finale. È stato poi stilato un confronto tra la fine dell’anno scorso e il mese di febbraio 2013.
L’emorragia più grave, almeno in provincia, ha coinvolto le aziende di alloggio e somministrazione, che hanno perso ben 30 unità. Bar, ristorazione e commercio al dettaglio non sono da meno: hanno chiuso 18 caffè, 11 ristoranti e 20 imprese del commercio al dettaglio. Pesante il bilancio delle attività che operano in qualità di intermediari nel settore del commercio, ne sono infatti sparite 23. In rosso anche il risultato degli ambulanti, non solo nel Lodigiano ma nel resto del Paese; sul territorio, a fronte di 420 imprese si sono registrate 3 iscrizioni e 9 cessazioni, l’ennesimo saldo negativo da aggiungere all’elenco.
Tra gli altri comparti presi in considerazione dagli studiosi, tutti in perdita anche se con numeri più contenuti, ci sono l’abbigliamento, la vendita di carni, l’ortofrutta, i carburanti.
Nel caso del commercio al dettaglio (alimentari e non), si contano 1.427 esercizi, con 6 “new entry” dall’inizio dell’anno e 20 punti vendita arrivati al capolinea.
In tutto lo Stivale, nei primi due mesi del 2014, il saldo tra aperture e chiusure di imprese è negativo in tutti i comparti merceologici presi in esame dall’Osservatorio Confesercenti.
«Il 2013 è stato l’ennesimo anno di crisi piena, con un calo del Pil e, soprattutto, dei consumi peggiore del previsto - commenta la Confesercenti in una nota. Questa è un’eredità pesante, che nei primi due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese nei settori del Commercio, del Turismo e dell’Intermediazione: dopo l’ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare l’anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, scegliendo invece la strada della chiusura. La riduzione di consumi non accenna ad arrestarsi. E le quasi 6mila cessazioni di imprese attive nell’intermediazione commerciale ci segnalano l’immobilità della domanda in tutti i settori, dalla compravendita di case a quella di auto e beni commerciali».
La ricetta? Per l’associazione il rilancio della domanda interna, anche attraverso il taglio del cuneo fiscale.
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