Regione Lombardia - Attilio Fontana candidato ufficiale del centrodestra. Letizia Moratti corre da sola con la sua lista civica e Renzi-Calenda. Maggi ha già abbandonato l’ex sindaca di Milano. Centrosinistra: il candidato più autorevole resta l’economista Carlo Cottarelli

Dopo la fuga in avanti di Salvini per stoppare le ambizioni della Moratti, è arrivato l’ok di Fratelli d’Italia al nome di Fontana

Si fa un poco più chiaro il quadro attorno alle elezioni del governatore e del consiglio regionale lombardo, in programma la prossima primavera.

Il primo punto fermo riguarda la coalizione di centrodestra formata da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia. Dopo giorni di attesa e di incertezza è arrivata l’ufficializzazione: sarà il governatore uscente Attilio Fontana, leghista, già sindaco di Varese, il candidato per guidare la Lombardia nei prossimi cinque anni. Se l’ok della Lega era scontato, anzi da Matteo Salvini era arrivata una corsa in avanti in estate per bloccare le ambizioni di Letizia Moratti, più incerta era la posizione di Fratelli d’Italia, che, sondaggi alla mano, anche in Lombardia dovrebbe restare davanti al Carroccio e dunque muoversi in una posizione di forza.

La “fumata bianca” è arrivata nelle scorse ore, tanto che la coalizione di centrodestra ha reso nota la convergenza sul nome di Fontana. «I leader del centrodestra, come a più riprese anche singolarmente dichiarato, riconfermano il presidente Attilio Fontana come candidato della coalizione per le prossime elezioni regionali in Lombardia. Il valore del centrodestra unito, la nostra compattezza e la nostra coerenza sono la garanzia per proseguire il cammino comune di buongoverno, basato sulla centralità dei bisogni dei cittadini e delle comunità», questo il messaggio congiunto diffuso da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

I leader del centrodestra, come a più riprese anche singolarmente dichiarato, riconfermano il presidente Attilio Fontana come candidato della coalizione per le prossime elezioni regionali in Lombardia.

Sul fronte lodigiano rimangono ampi elementi di incertezza. Il primo e certamente quello politicamente più rilevante riguarda gli uscenti. Attualmente nella giunta Fontana il Lodigiano esprime due assessori: Guido Guidesi e Pietro Foroni, entrambi leghisti. Una vera anomalia per un territorio così piccolo. Foroni è al secondo mandato da assessore e difficilmente in caso di vittoria di Fontana rimarrà in giunta.

Guidesi ha lasciato il Parlamento pochi mesi fa obbedendo a Salvini che lo ha voluto a puntellare la giunta Fontana, nel medesimo momento dell’ingresso di un personaggio assai ingombrante come Letizia Moratti. Su Guidesi si erano concentrate le attenzioni di una parte della Lega e del centrodestra come possibile candidato governatore, ora tuttavia la riconferma della candidatura di Fontana blocca le aspirazioni del leghista di San Rocco al Porto. Abbiamo poi il consigliere uscente leghista Selene Pravettoni di Marudo. Potrebbe essere ricandidata anche in virtù degli equilibri di genere. C’è poi il caso di Patrizia Baffi di Codogno: eletta in consiglio regionale per il Partito democratico, è poi passata con Renzi ed è infine confluita in Fratelli d’Italia. La sua ricandidatura appare scontata (il partito di Meloni è in crescita e si liberano spazi di manovra nuovi) anche se potrebbe perfino ambire a un assessorato nel caso in cui il partito della Meloni dovesse dimostrarsi particolarmente brillante ai danni della Lega.

Capitolo Letizia Moratti. L’ex sindaca di Milano, ex ministro dell’Istruzione, ex presidente Rai, donna di potere e di relazioni, correrà in alternativa al centrodestra, con la propria lista civica Lombardia Migliore (le iniziali di Letizia Moratti) e con il sostegno del terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Dal Partito democratico è arrivato un secco no all’ipotesi di un’alleanza che avrebbe comunque potuto impensierire Fontana.

Ma proprio l’ipotesi di un avvicinamento al centrosinistra ha portato l’ex vicesindaco di Lodi, Lorenzo Maggi, che aveva aderito pochi giorni fa al progetto di Letizia Moratti, a sbattere la porta e uscire in maniera roboante. Maggi ha chiesto ospitalità alle pagine del giornale della famiglia Berlusconi, «il Giornale», per attaccare l’ipotesi di uno spostamento verso sinistra della Moratti.

«Credevo in questo progetto, con persone perbene, sia chiaro, con passione politica, e in stragrande maggioranza di centrodestra - ha detto Maggi, che puntava a uno scranno in consiglio regionale -. Un centrodestra liberale è il mio orizzonte. Ma c’è stata un’accelerazione di Moratti, sia sulle dimissioni da vicepresidente, sia sul sit-in (il riferimento è alla manifestazione di piazza di sabato a Milano, ndr). Io sono per l’Ucraina sia chiaro, ma l’avrei spiegata in modo diverso quella partecipazione. Letizia ha l’orgoglio del padre che ha militato nella gloriosa Franchi di Sogno. È passato invece ciò che era: collateralismo al Terzo polo. C’è stato questo appoggio. Curioso poi: Renzi e Calenda in un paese normale non sarebbero definiti liberali. Sono brillanti socialdemocratici».

Da sindaco e ministro Moratti ebbe un’opposizione vergognosa. Pensare che apra al Pd, io non lo accetto.

E ancora: «Da sindaco e ministro Moratti ebbe un’opposizione vergognosa. Pensare che apra al Pd, io non lo accetto. L’obiettivo era una proposta che partisse dal centrodestra. Posso agire per migliorarlo, o non partecipare, ma non posso andare dalla parte opposta. Per me la candidatura poteva essere un’opportunità, ma non a ogni costo. Ho una storia e una coerenza».

Infine il centrosinistra. Il Partito democratico nel fine settimana ha chiuso all’idea di una grande coalizione con Letizia Moratti, il terzo polo e il Pd appunto. Letizia Moratti è di destra e dunque un accordo è escluso, questa in sintesi la posizione Dem. Ora occorre definire cosa fare. Costruire un’alleanza con i 5 Stelle? Due gli elementi critici. Uno: i grillini in Lombardia contano davvero poco in termini di consensi e hanno un’agenda programmatica che guarda soprattutto ad altre zone del Paese, dove obiettivamente hanno un bacino elettorale importante. Il secondo elemento di criticità si chiama Lorenzo Guerini, uno che nel Pd a livello nazionale e lombardo conta parecchio. L’ex ministro della Difesa non ha mai fatto mistero della sua irritazione per la decisione di Conte di far cadere Draghi, tanto che quello sgambetto sarebbe un elemento ostativo a una alleanza con i 5 Stelle. Insomma, Guerini non ama i grillini (è distante anni luce dal loro modo di fare politica) e i grillini non amano Guerini, basta pensare che lo considerano un “guerrafondaio” per l’invio delle armi all’Ucraina.

Il secondo elemento di criticità si chiama Lorenzo Guerini, uno che nel Pd a livello nazionale e lombardo conta parecchio. L’ex ministro della Difesa non ha mai fatto mistero della sua irritazione per la decisione di Conte di far cadere Draghi, tanto che quello sgambetto sarebbe un elemento ostativo a una alleanza con i 5 Stelle.

Cosa farà dunque il Pd? Il nome dell’economista di Cremona Carlo Cottarelli è spendibile e interessante. È figura moderata, si occupa da anni di conti pubblici con la Università Cattolica e potrebbe anche pescare consensi nel centrodestra (siamo davvero sicuri che Fontana convinca proprio tutti in Forza Italia e Fratelli d’Italia?). Un limite di Cottarelli? Non è un politico e in una campagna elettorale i voti vanno conquistati strada per strada, piazza per piazza. Sullo sfondo ci sono poi alcune suggestioni. Una porta il nome di Stefania Bonaldi, ex sindaca di Crema, molto gradita a sinistra. Solo un dubbio: chi la conosce fuori dai confini ristretti del Cremasco?

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