Ricordando don Peppino Barbesta

La testimonianza di Mario Uccellini, già segretario generale della Cisl di Lodi

È già trascorso un mese senza don Peppino, o forse don Peppino è ancora così presente che sta rivitalizzando ciascuno di noi, le nostre comunità parrocchiali e i Lavoratori Credenti. In lui abbiamo visto marcatamente la Chiesa che esce, incontro ai fratelli vicini e lontani, laddove vivono, gioiscono e soffrono nella quotidianità dell’essere. Una Chiesa innamorata e gelosa dei propri spazi vitali (e come se ne potrebbe fare a meno? O soltanto ridimensionarne l’importanza? Mai! Mai!). Una Chiesa al tempo stesso desiderosa di entrare e di fermarsi nelle case, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e di sofferenza; desiderosa di calcare le stesse strade delle donne e degli uomini, affiancandoli con umana passione senza alcuna differenza, perché tutti sono nostri fratelli! I vicini e i lontani, i praticanti e coloro che invece rimangono in disparte: tutti fratelli!! Tutti bisognosi di una parola, di un sorriso, di una pacca sulla spalla. Tutti in attesa, consapevoli o no, di un incontro: forse, dell’Incontro.

Don Peppino aveva una cura pastorale e umana da pizzicagnolo nelle parrocchie a lui affidate. Univa al fascino coinvolgente della predicazione, sempre tesa a bonificare le concretezze della vita, la sensibilità verso le persone singole. Era sconfinatamente innamorato di parrocchialità! Un turbine di appuntamenti, di impegni, di attività che avvicinavano le persone e le cementavano, attorno alla parrocchia e nella più vasta comunità civile. Un parroco-testimone: che rifiutava di racchiudere la testimonianza verso gli altri nei confini stretti della parrocchia. Aveva uno sguardo lungo e un cuore senza frontiere, pronto ad intervenire laddove il fratello soffre per le calamità naturali, la mancanza di libertà, i soprusi, le violenze; convintissimo che tutti, specialmente i bambini, hanno diritto a una educazione innamorata, a un futuro migliore degno di essere vissuto. Nascono così le “pazzie” dell’Asilo di Jenin, che mette assieme bambini cristiani e musulmani, che vede collaborare istituzioni e realtà fino ad allora contrapposte. O i Tir di Solidarietà, che sfidano la Milicja nella Polonia in stato di guerra per recare conforto e aiuto alla popolazione e ai sindacalisti attraverso la Chiesa polacca; o i numerosi viaggi in Bosnia in tempo di guerra; o tutto il resto, che ben si conosce. Era la Chiesa povera per i poveri, perché tutto quanto si riusciva a fare, veniva capillarmente raccolto nella nostra terra, sul piazzale delle chiese lodigiane, coinvolgendo parroci sempre generosi e molti giovani e meno giovani. Una scuola di aperta mondialità e disinteresse economico. Don Peppino! Sempre con le tasche vuote! Sempre con la porta aperta per chi bussa. Sempre pronto a privarsi del suo pochissimo per dire di sì al viandante di turno. Quanti aneddoti si potrebbero raccontare sul tuo affidamento totale alla Provvidenza! Come quella volta che tornavi in treno da Roma: eri senza soldi e senza biglietto. Hai affiancato una persona, gli hai raccontato, e lui ti ha pagato il biglietto. Era certamente la Provvidenza, Presente e Incarnata in quel signore.

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