Ridotti a 4 i ricoverati di Covid a Lodi:
«Ora terze dosi essenziali per la lotta al virus»
Con le vaccinazioni la situazione negli ospedali lodigiani continua a migliorare
Cristina Vercellone
Sono solo 4 i ricoverati Covid all’ospedale di Lodi, nessuno in terapia intensiva e nessuno all’ospedale di Sant’Angelo. La curva dei ricoveri è in netto miglioramento, nel Lodigiano, anche grazie alla campagna vaccinale. In 13 giorni, siamo passati da 9 a 4 ricoverati. La direzione sanitaria guidata da Paolo Bernocchi può lavorare con più tranquillità sul recupero delle altre attività. La lotta all’epidemia, invece, sta continuando con la somministrazione delle terze dosi, fondamentali secondo gli esperti: «Possiamo dire che se la prima e la seconda dose sono l’addestramento del sistema immunitario, la terza - spiega la dottoressa Fulvia Mercantini - funziona come esercitazione di ripasso che serve per rendere più pronta la reazione del corpo davanti al virus. Occorre un periodo di 6 mesi tra la seconda e la terza dose. Nel corso di questi 6 mesi la copertura vaccinale è molto alta contro l’ospedalizzazione e la malattia grave (80 per cento), mentre per quanto riguarda la copertura nei confronti dell’infezione, la percentuale si riduce tra il 40 e il 60. Questo significa che le persone, pur vaccinate, possono diventare portatrici e infettare gli altri». Il virus quindi, «può replicarsi nelle loro mucose e ogni volta che il virus replica c’è la possibilità di mutazione. La terza dose quindi - dice la dottoressa - non solo è un atto di tutela per la propria salute, ma anche verso la comunità. Il virus è già mutato diverse volte, dopo la variante cinese, ci sono state quella inglese (Delta), indiana e brasiliana».
La direzione è quella di andare verso la terza dose per tutti. «I vaccinati con Jannsen - conclude la specialista - saranno presumibilmente invitati presto a ricevere la seconda dose, con Pfizer, alla luce del rapido decadimento della loro immunità».
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