Niente più scuse. È ora che i sindaci si assumano la responsabilità di trovare una soluzione sull’«affaire» profughi, «senza nascondersi dietro un neoleghismo dilagante». L’attacco è di Andrea Viani, segretario provinciale di Rifondazione comunista, ieri mattina in una conferenza stampa. Per dire che «se i leghisti sono chiari, non li hanno mai voluti, il problema sono i sindaci di sinistra, disposti ad accogliere i profughi, ma non nel loro comune». Compreso il sindaco di Lodi Vecchio, Giancarlo Cordoni, in forte polemica con la scelta della regione di creare al Laus Residence una sorta di centro di accoglienza. «Che può comunque essere una risposta nell’immediato – ha precisato Viani – : non si può parlare di impatto sociale sulla città per 30 profughi». Per una risposta più a lungo termine, invece, a Rifondazione piace l’ipotesi di Villa Redentore, di proprietà del comune di Sant’Angelo e proposta dal sindaco Crespi, con piani di finanziamento sovracomunali che permettano di recuperare il bene anche per altri usi, strappandolo così al degrado. Un atteggiamento, quello di molti sindaci del territorio, sterile e ingiustificato secondo Rifondazione. Soprattutto da quando esiste una gerarchia che si occupa della programmazione degli arrivi, definita lo scorso 13 giugno («dopo il pericoloso scaricamento di “pacchi di profughi”») con la definizione dei tavoli provinciali di governo dell’accoglienza. «Non si può pensare che questa sia una crisi di breve durata – ha aggiunto Viani, in compagnia di Anchise Bracali, segretario di Borghetto Lodigiano – e a raccontarcelo saranno le testimonianze di tre attivisti del Marocco impegnati nella “primavera araba” dei mesi scorsi». L’occasione sarà la cornice di Liberafesta, venerdì 15 luglio alle 18, che ospiterà il dibattito con Abderrahim Ariri (giornalista e direttore del quotidiano in lingua araba Al Watan Al An), Mustafa Manouzu (presidente del forum Verità e Giustizia, finito due volte in carcere) e Majid Bouchkioua, delegata del consiglio nazionale del partito socialista unificato del Marocco, che porteranno il vento del Magreb nel Lodigiano. Per farlo, ipotizzando una crisi di medio e lungo periodo, Rifondazione ha proposto un piano territoriale organico, suddiviso in tre punti. In primo piano le strutture, con l’ospitalità di ingresso negli “hub”, quella di brevissima durata – anche attraverso strutture d’emergenza e da campo della protezione civile – e quella locale di permanenza nelle condizioni di profugo, tramite le strutture di natura alberghiera, ma preferibilmente pubblich, anche per contenere i costi. Importanti anche i servizi di integrazione, che devono vedere un impegno comune di servizi pubblici e volontariato, mentre discorso a parte meritano le risorse, per cui deve esserci un piano organico di distribuzione. «Non può più esserci una gestione improvvisata - ha chiuso Viani - : il rischio è succedano cose assurde come la sosta dei profughi all’Rsa di Codogno, braccio a braccio con i malati».
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