SAN GIULIANO Prezzi alle stelle, le vacche sono a rischio
Esasperati gli allevatori: «Se continua così dovremo abbatterle»
«Con i rincari di cereali, gasolio e concimi, non siamo più in grado di andare avanti: se non cambia qualcosa, tra qualche mese saremo costretti a iniziare ad abbattere le nostre vacche per non farle morire di fame». È il grido di allarme lanciato da Roberto e Alessandro Bonetti, titolari della storica azienda agricola di San Giuliano - un’attività dalla portata di ben 900 vacche. di cui 400 da latte -, che è schiacciata dai costi che erano iniziati a lievitare già prima della guerra in Ucraina e che nell’ultimo mese sono diventati insostenibili.
«A fronte di un innalzamento del prezzo del latte al consumatore - osserva Alessandro Bonetti -, noi produttori continuiamo a percepire 40 centesimi al litro: se arrivassimo a mettere in tasca almeno 50 centesimi al litro riusciremmo a farcela, altrimenti saremo costretti a chiudere i battenti perché stiamo lavorando sottocosto e non si può tenere in funzione un’azienda in perdita». C’è clima di grande preoccupazione nel comparto della frazione di Sesto Ulteriano dove dal 1936 i Bonetti portano avanti una tradizione di famiglia. «Abbiamo sempre fatto il nostro lavoro con passione continuando ad affrontare investimenti - fa notare Alessandro -: basti pensare che è pronta una stalla nuova che abbiamo voluto costruire per elevare il benessere degli animali, ma in questo momento il nostro umore è talmente basso che non l’abbiamo ancora nemmeno inaugurata. Per guardare al futuro - osserva -, a livello nazionale servono delle strategie tese a evitare che scompaia definitivamente quel che rimane del patrimonio agricolo e zootecnico del nostro Paese». E il cugino Roberto riflette: «Da 40 anni facciamo selezione genetica del bestiame per avere un latte di elevata qualità, ma questa attenzione non ci salva dal fatto che per i trattori serve una grande quantità di gasolio, che ha raggiunto un costo esorbitante, inoltre servono mangimi, che sono diventati troppo cari, e occorre anche tenere conto che siamo in 9 persone a lavorare tutti i giorni nella nostra azienda dove le vacche devono essere munte tre volte al giorno per 365 giorni all’anno». I due produttori del territorio a questo punto stanno affrontando le loro giornate con una triste certezza: «Se dovessimo abbattere il nostro bestiame - concludono - , non ricominceremo mai più da capo perché significherebbe ripartire completamente da zero».
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