“Santa Chiara” ai lodigiani, attraverso

la Fondazione

«La Casa non finisca

nel calderone di una gestione troppo politica, troppo costosa e troppo lontana dalla gente»

«Santa Chiara ai Lodigiani» non è per me un’affermazione o uno slogan ma una categorica rivendicazione fatta da un lodigiano che ha a cuore la sua città e la vita della stessa.

Grazie ai lodigiani, basti pensare alle ingenti donazioni devolute a Santa Chiara dal Commendator Marzagalli con generosità e lungimiranza, ha avuto inizio un percorso di ristrutturazione dell’edificio storico e di tutta la organizzazione assistenziale.

Non dimentichiamo le donazioni della maestra Boccalari e della dottoressa Corvi.

Dobbiamo rispettare le donazioni dei lodigiani e difendere tutto quanto è stato realizzato attraverso tali generosità.

«Santa Chiara» è oggi un gioiello, un gioiello realizzato dai lodigiani senza alcun ricorso ai fiumi di denaro pubblico, come è avvenuto in altre similari realtà e come siamo ormai abituati a sentire in tutte le notizie. I Lodigiani non debbono dire grazie ad altri se non a se stessi.

Da anni e anni i vari Presidenti e tutti i Consiglieri che si sono succeduti nella gestione hanno lodevolmente portato avanti e valorizzato «Santa Chiara», hanno operato con spirito di grande volontariato e ciò ha comportato un risparmio immenso (se solo si pensa agli emolumenti che, invece, hanno percepito e percepiscono «incaricati politici» a ruoli analoghi!).

Chi ha anni sufficienti per ricordare tutto quanto in positivo è stato fatto a favore di «Santa Chiara» e della qualità dell’assistenza, ha l’obbligo morale ed educativo di ricordarlo con orgoglio.

Debbo dire che, quando da Presidente ho ritenuto, nell’interesse del buon governo dell’Ente, di fare appello a tutte le forze lavoro, ho sempre avuto risposte di ottima collaborazione, eccezion fatta per rare eccezioni di volta in volta lasciate isolate dalla globalità dei lavoratori.

Quando mi sono trovato ad affrontare questioni sindacali, prima di mettermi al tavolo delle discussioni e delle trattative, ho sempre ritenuto doveroso far presente (e questo mio appello è sempre stato generalmente condiviso) che «Santa Chiara» non è una fabbrica che produce reddito, non ha un padrone che vuole speculare, e di ciò non ci si deve mai dimenticare.

Per non tediare ulteriormente voglio con chiarezza confermare la mia adesione al Comitato «Santa Chiara ai Lodigiani» in quanto da tutte le informazioni avute ed in particolare dalla disamina del suo statuto (che rappresenta una seria tutela per tutti, ivi compresi i lavoratori), la Fondazione garantisce una continuità gestionale ed assistenziale attenta alla realtà locale ed agli ospiti, che in essa vivono i loro ultimi tempi di vita come in una casa comune.

In mano, come da sempre, ai Lodigiani, «Santa Chiara» potrà essere tenuta sotto controllo da Tutti per l’interesse di Tutti.

Credo che queste ragioni siano ad abundantiam sufficienti a giustificare la mia preoccupazione che «Santa Chiara» finisca nel «calderone» di una gestione troppo politica, troppo costosa e troppo lontana dai Lodigiani e dalle loro naturali e territoriali necessità.

Sono certo che alla Regione «faccia gola» una realtà tanto positiva come «Santa Chiara» ma è giusto che i Lodigiani siano i primi scrupolosi politici del proprio patrimonio e delle proprie esigenze del vivere quotidiano. «Santa Chiara» rimanga ai Lodigiani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA