Scatta il “protocollo ebola” per un profugo

Finisce al pronto soccorso del Maggiore di Lodi con il timore che si tratti di Ebola, il terribile virus che sta imperversando da mesi nell’Africa Centroccidentale, ma i medici degli infettivi di Sant’Angelo ridimensionano il caso e il paziente torna a Borghetto. Domenica sera il 118 è stato attivato per un intervento alla frazione Fornaci di Borghetto Lodigiano, dove da tre settimane è ospitata una famiglia di profughi nigeriani. I sanitari sono stati attivati per un caso di tosse persistente e febbre alta che riguarda il capofamiglia. Vista la nazionalità del malato, nigeriana, e il suo recente ingresso in Italia, gli uomini dell’ambulanza hanno attivato il protocollo per le malattie infettive, in particolare per il rischio Ebola. Sono arrivati nella piccola frazione borghettina con tuta bianca e mascherina in viso, tanto che tra i residenti è scattata la paura. Una paura per fortuna infondata: l’uomo è stato trasportato al pronto soccorso di Lodi, e da lì spostato subito a Sant’Angelo nel reparto infettivi, dove però i medici hanno escluso il pericolo Ebola. Dopo gli accertamenti del caso, anzi, l’uomo non è stato nemmeno trattenuto e ieri era già di nuovo nella struttura che lo ospita a Borghetto insieme alla famiglia. «Non c’è nessun allarme in corso, e per questo voglio rassicurare la popolazione - dice il sindaco di Borghetto Giovanna Gargioni -. Rimane un problema di fondo, perché a tre settimane dall’arrivo dei profughi ancora non abbiamo alcun tipo di documentazione o comunicazione ufficiale sulla loro identità, sulla provenienza o sulla loro presenza, condizioni sanitarie comprese. Ogni volta che si chiede l’intervento dell’ambulanza, i sanitari giustamente attivano tutte le procedure di sicurezza necessaria non sapendo a che cosa vanno incontro. E anche noi vorremmo avere qualche notizia certa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA