
Scuolabus, la rivoluzione dei tesserini
Ora serve la “card” ma molti non lo sapevano
Da quest’anno per prendere lo scuolabus ci vuole un tesserino. Ma la rivoluzione, il primo giorno di lezione, ha procurato qualche disagio alle famiglie. Molti non erano informati. Alcuni non hanno ancora la tessera e gli autisti hanno ricevuto l’indicazione di non farli salire. I genitori preoccupati hanno chiamato il comune: gli autisti, è stato detto loro, hanno una lista degli alunni iscritti e li fanno salire anche senza tessera. «Io non sapevo che si dovesse andare in comune - commenta una mamma -, pensavo di compilare, come al solito, il modulo fornito dalla scuola. Invece mi hanno detto che la domanda doveva essere fatta all’ufficio protocollo del comune entro la metà di luglio. Adesso devo inviarla e aspettare che mi rispondano, ma non sono sicura che l’esito sia positivo, essendo io fuori tempo. Nel frattempo mi devo arrangiare». «Io, invece, aveva letto il foglio informativo che ci hanno dato alla fine dell’anno - commenta un altro genitore - e ho fatto la richiesta, ma sono cambiati i criteri. Se non abiti a più di 750 metri da scuola lo scuolabus non è consentito. Ho fatto presente che la nonna era più distante e che la bimba sarebbe scesa lì perché io lavoro. Non hanno avuto problemi ad accogliere la richiesta». Alcune famiglie volevano ritirare la tessera direttamente in ufficio, ma non è stato possibile e così la devono ancora ricevere per posta. «Quest’anno commenta dal canto suo Elena Bonà di San Bernardo - hanno razionalizzato le fermate. In viale Italia il pullman non si ferma più. Secondo me non funziona neanche il discorso dei limiti di lontananza. Lo scuolabus serve anche a ridurre il traffico delle auto vicino alle scuole. Per me sarebbe utile organizzare un servizio di pedibus, come si fa nei paesi: gli anziani accompagnano a scuola i bambini. L’anno scorso quando arrivava in via Spezzaferri a prendere mia figlia c’erano 10 bambini a bordo del pulmino. Oggi (ieri, ndr) ce n’era solo uno». Lo scorso maggio il Comune ha dato incarico ad un’esperta di elaborare un’analisi del servizio di trasporto scolastico, per riorganizzarlo sulla base della normativa, economicità, efficacia e organizzazione del servizio con riferimento al plesso scolastico di competenza territoriale dei richiedenti. «Per normativa regionale - spiega il comune in una nota -, serve una distanza minima di 2 chilometri tra scuola e residenza, ma il Comune di Lodi ha deciso di ridurla a 750 metri. Uno dei 7 percorsi (quello che serviva le elementari Barzaghi e Archinti) è stato accorpato nel giro di Riolo. I percorsi da 7 sono diventati 6. Sono inoltre state modificate alcune fermate (per esempio quella di via Po è stata spostata in via Mazzuccotelli). Questi spostamenti di fermate coinvolgono circa 20 dei 350 utenti del servizio. Il numero degli iscritti è in calo rispetto all’anno scorso, quando erano 400: i 50 in meno sono in parte non residenti che non intendono pagare la tariffa e in parte residenti che sono iscritti a scuole non appartenenti all’area di competenza del loro circolo didattico. Per quanto riguarda il tesserino gli utenti che non sono stati fatti salire sono quelli dei quali non è stata accettata l’iscrizione perché non avevano i requisiti».
Cri. Ver.
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