Serrande abbassate per tre negozi, a Lodi momenti difficili per il piccolo commercio
Il centro perde dei punti di riferimento importanti per la gente del quartiere
Tre negozi chiusi in centro storico a Lodi nel giro di pochi giorni. Il fruttivendolo e la salumeria di via Marsala e lo storico panificio Nichetti di corso Umberto hanno abbassato le serrande. L’insegna salumeria, latteria, in blu e rosso campeggia sopra la saracinesca che lascia intravvedere la vetrina con gli addobbi natalizi e all’interno i prodotti di sempre, salami, formaggi, dolci e fette biscottate. Un biglietto annuncia gli sconti per il prosciutto Rovagnati. «Ero già andata in pensione - annuncia la titolare Giuseppina Marchi che si sposta dall’obiettivo del fotografo - , sono qua da 33 anni, mi dispiaceva andarmene, ma adesso non ce la faccio più. Tra il freddo e gli acciacchi, con grande rammarico sono costretta a cessare l’attività. Ad un certo punto della vita bisogna dare uno stop. A finire i prodotti ci penseremo noi». Il titolare con la famiglia da un anno della bottega di frutta e verdura, punto di riferimento per i residenti del centro, è impegnato a sgomberare e preferisce non commentare.
La scritta bianca in stampatello con inchiostro blu “Chiuso per cessata attività”, invece, sotto l’insegna “Il Fornaio (scritto rigorosamente con la maiuscola, ndr) Nichetti”, stringe il cuore. E lo stringe soprattutto all’attuale proprietaria Roberta Nichetti. Dopo che lo zio Giuseppe se n’è andato nel 2016, a 67 anni e suo papà Francesco, solo un anno fa a 76, lei si è trovata sola a gestire tutto. «Mio papà e mio zio - magona - avevano aperto l’attività nel ’68. Mi è dispiaciuto dover chiudere, ma da quando è morto papà è stato un susseguirsi di problemi». Hanno complicato le cose, poi, anche i rincari delle bollette, dovuti al fatto che doveva comprare il pane da rivendere, all’esterno. Così il 24 dicembre Roberta Nichetti, 49 anni, da quando ne ha 15 dietro il bancone, ha dovuto vendere la bottega. «Non so quale attività arriverà - dice -, ma mi viene da piangere. Il mio negozio mi manca da matti, è dura anche perché era un’attività a conduzione famigliare». Nichetti era stato anche presidente dell’Unione del commercio, nei primi anni 2000. Nei tempi d’oro aveva 3 negozi: in borgo Adda, dove si impastava e cuoceva il pane, in corso Vittorio Emanuele e corso Umberto. Con la chiusura dell’ultimo negozio se ne va un pezzo importante nella storia dei panettieri della città. Per l’esponente di Confcommercio Isacco Galuzzi, «la grande distribuzione non c’entra. Non è un periodo semplice - annota -. Nonostante nell’ultimo anno ci sia stata una ripresa economica, l'incertezza del periodo si fa sentire. I costi aumentano e l’imprenditore fa i conti tra entrate e uscite. Se i conti non tornano sceglie di chiudere. Non si tratta in questo caso di una chiusura legata alla città, ma alla crisi generale. Lo sportello unico delle attività produttive potrebbe restituirci un quadro preciso dell’andamento del commercio al dettaglio in città».
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