Da circa una settimana i carabinieri di Lodi hanno un nuovo comandante provinciale. Alessandro Magro, già tenente colonnello all’età di 41 anni, è subentrato infatti al parigrado Fabrizio Clementi. Arrivato dal reparto territoriale di Gela, dove ha condotto indagini sia sul traffico di stupefacenti che sui clan emergenti della stidda, sta dedicando questi primi giorni alla conoscenza del territorio e delle sue problematiche. «Per me si tratta di un incarico importante - spiega - che ricoprirò con il massimo impegno». E fra le emergenze del territorio, segnala quella dei furti, in continuo aumento negli ultimi anni.
Originario di Vasto, in Abruzzo, è entrato nell’Arma frequentando l’Accademia militare di Modena e la scuola ufficiali di Roma. Ha comandato una sezione del Nucleo radiomobile di Milano, le compagnie carabinieri di Ventimiglia e Manduria e ha ricoperto l’incarico di Stato Maggiore presso il comando generale dell’ Arma a Roma. «Sono già stato al nord, in particolare in una sezione del nucleo radiomobile a Milano - conferma il comandante Magro -, è un territorio dove torno volentieri perché mi ha dato molte soddisfazioni, sia a livello umano che personale». L’ultimo incarico, che ha ricoperto per tre anni, è stato quello di comandante del reparto territoriale di Gela. Nel 2011, con un provvedimento del comandante generale dell’Arma, è stato promosso al grado di tenente colonnello: una promozione che ha costituito l’epilogo di una carriera caratterizzata da funzioni di comando nei diversi ambiti territoriali dell’Arma dei carabinieri.
Nei suoi tre anni a Gela ha condotto importanti inchieste che hanno portato in carcere trafficanti di droga e armi. Su tutte le indagini su “Inferis”, che ha portato in carcere elementi emergenti della stidda (una organizzazione criminale che opera proprio nella zona di Gela e del sud della Sicilia), o ancora la recente operazione “Bombola d’oro” contro una presunta organizzazione dedita al traffico di droga.
Nelle prossime settimane il tenente colonnello Magro avrà modo di conoscere a fondo il Lodigiano e di mettersi a capo delle più importanti indagini. A cominciare da quelle sull’omicidio del carabiniere di quartiere Giovanni Sali, un delitto ancora oggi, a distanza di quasi un anno, resta irrisolto.
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