Sicurezza, troppi “ostacoli” in centro
L’allarme dei pompieri dopo il rogo in via Callisto Piazza
Spazi di manovra ristretti per i mezzi di soccorso, curve ostruite da paletti e fioriere, coperchi degli idranti interrati nascosti dalle auto in sosta. Problemi comuni a moltissime città italiane che vantano centri storici di epoca medievale. Problemi che si possono notare anche nel centro storico di Lodi e che potrebbero causare ritardi nei soccorsi in caso di emergenza. Per questo i vigili del fuoco di Lodi propongono l’istituzione di un “gruppo di lavoro” permanente, composto da tecnici dei pompieri e dell’amministrazione comunale. L’obiettivo? “Trasformare” il centro storico mettendo in atto piccoli accorgimenti che possono fare la differenza in caso di emergenza. La proposta è arrivata ieri dal vicecomandante provinciale dei vigili del fuoco, Massimo Stucchi, che in un colloquio con «il Cittadino» ha illustrato la vasta e complessa tematica della sicurezza dei centri storici italiani, concentrandosi su Lodi.
L’incendio che ha devastato il palazzo di proprietà della Società operaia di mutuo soccorso in via Callisto Piazza è stato l’esempio più recente ed eclatante di quanto conti la prevenzione nei centri storici, con vie strette su cui si affacciano palazzi di tre-quattro piani. «Per questo - dice Stucchi - è divenuto importante che ci sia una reciproca collaborazione sul tema e che le amministrazioni comunali non disegnino un rapporto più stretto e proficuo con i professionisti del soccorso, che sono appunto i vigili del fuoco». Solo così la previsione di stalli per parcheggi in prossimità delle curve - dove oggettivamente un mezzo di grandi dimensioni (come un’autoscala dei pompieri lunga tra gli 11 e i 12 metri) ha necessità di ampio spazio di manovra - potrà essere evitata. «Spesso - spiega il vicecomandante provinciale dei vigili del fuoco - nelle città italiane assistiamo a un proliferare di arredi urbani, dissuasori di sosta, riduzione delle dimensioni della carreggiata, dislocazione di parcheggi in corrispondenza di edifici e su carreggiate stradali già ridotte, salti di quota e altro, che possono ostacolare il transito dei mezzi di soccorso e in particolare di quelli pesanti».
Altro problema che la commissione mista vigili del fuoco-comune di Lodi potrebbe affrontare con profitto è quello degli idranti stradali interrati, necessari allo spegnimento degli incendi. In Italia le classiche “colonnine rosse” sono meno diffuse rispetto a realtà come gli Stati Uniti e i paesi anglosassoni. Nei nostri centri urbani (Lodi compresa) spesso le “bocche da incendio” sono installate nel sottosuolo, coperte da tombini ovali. «La rete idrica di Lodi è efficiente - conferma Stucchi - il problema generale è la segnalazione più efficace e il controllo manutentivo degli idranti posti nel sottosuolo». Uno dei casi critici è la presenza di auto in regolare sosta proprio sopra i tombini degli idranti: un elemento di pericolosità che potrebbe essere eliminato grazie a un confronto costante tra vigili del fuoco e tecnici comunali.
«L’importanza del controllo sistematico delle reti idriche stradali - sottolinea ancora Stucchi - conferisce la sola garanzia possibile di efficienza per l’approvvigionamento dell’acqua necessaria in caso di incendi da parte dei vigili del fuoco. Inoltre la mancata o scorretta evidenziazione delle apparecchiature può spesso ritardarne o comprometterne anche l’utilizzo in caso di chiamata d’emergenza». Non solo strade ostruite dalle auto e idranti “invisibili”. I centri storici delle città della nostra provincia rischiano di diventare delle “trappole” anche in occasione di eventi che richiamano migliaia di persone, come le sagre patronali e le “notti bianche” che stanno ormai proliferando in questi ultimi anni, anche a Lodi.
In questo caso l’obiettivo dovrebbe essere puntato sulle vie di accesso ai mezzi di soccorso. Ma, purtroppo, non è sempre così. «Il ponte sull’Adda stracolmo di persone - osserva Stucchi - diventa impraticabile non solo per i mezzi dei vigili del fuoco, ma anche per una semplice ambulanza o peggio per una barella in caso di grave malore o infortunio».
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