Il caso più eclatante è quello del Consorzio servizi alla persona, che rischia poco a poco di sfaldarsi. Poi ci sono i forti dissidi interni a Eal, società controllata dai comuni lodigiani e dalla Provincia. E nelle scorse ore è arrivata la notizia che i vertici di Sisa, società che dipende in linea diretta da Palazzo San Cristoforo, si sono dimessi. C’è chi sussurra, nei palazzi della Provincia, che se non l’avessero fatto loro, ci avrebbe pensato l’inquilino più importante di via Fanfulla: il presidente Pietro Foroni. A tutto questo occorre aggiungere le recenti disposizioni del governo Monti, che con la “spending review” ha dato una sforbiciata (ammesso che poi la teoria si trasformi in pratica) ai consigli di amministrazione delle società controllate e partecipate dagli enti pubblici. Il quadro, insomma, è in forte evoluzione. E soprattutto per quanto riguarda il Consorzio servizi alla persona ed Eal mette in luce una scollatura significativa all’interno del territorio lodigiano. Una scollatura di cui, prima o poi, qualcuno dovrà render conto.
Partiamo proprio dal Consorzio. Creato pochissimi anni fa da Provincia e un pugno di comuni per erogare servizi alla persona, si è via via ingrandito, arrivando oggi a contare 62 soci. Ma la situazione è destinata a cambiare a breve. Casale, uno dei centri più grossi e dunque più pesanti all’interno del Consorzio, ha già annunciato la propria uscita, dicendo che è pronto a far da sè, risparmiando. E dal primo settembre i servizi che prima otteneva dal Consorzio, li effettuerà direttamente attraverso la propria azienda speciale, che già gestisce la farmacia comunale (nel frattempo messa in vendita), la casa di riposo e il centro diurno. L’azienda speciale di Casale, dal primo gennaio 2013, potrebbe poi vendere i servizi ad altri comuni, pronti anch’essi a uscire dal Consorzio: si tratta di Marudo, Maleo, Ospedaletto, Santo Stefano, Castiglione e Guardamiglio. Il sindaco di Casale, Flavio Parmesani, ha già illustrato ai primi cittadini di questi comuni i risparmi che potrebbero ottenere lasciando il Consorzio e acquistando i servizi dall’azienda speciale. Ad alcune di queste riunioni “esplorative” hanno partecipato anche rappresentanti di altri comuni, solo per fare qualche esempio Livraga, Secugnago e Fombio.
Proprio a Cavenago, peraltro, domani si svolgerà l’assemblea dei soci del Consorzio, a cui parteciperanno i sindaci del territorio. Si preannuncia una seduta molto calda (anche se alcuni dei sindaci “ribelli” non ci saranno): all’ordine del giorno, infatti, tra gli altri punti figura la questione dei paesi che se andranno con Casale. E se per certi versi si può parlare di una questione politica (scontro centrodestra-centrosinistra), non manca chi osserva che una volta usciti i comuni “ribelli”, i costi del Consorzio dovranno essere spalmati sui comuni restanti. Il timore di diversi amministratori comunali è che arriveranno “bollette” più salate, difficilmente accettabili. E questo potrebbe innescare altre fughe. Cosa fare allora? Il presidente del Consorzio, Angelo Gazzola, ha scritto una lettera aperta a tutti i sindaci, inviata al nostro quotidiano (sarà pubblicata integralmente domani), nella quale esprime la posizione ufficiale dell’ente che rappresenta. Una lettera nella quale indica che sono allo studio azioni per “ottimizzare i costi dei servizi esterni” e precisa che “il costo di struttura dell’ente (vale a dire i costi fissi di gestione, ndr) è già ora tra i più bassi in assoluto attestandosi al 3,8 per cento del budget”. Una risposta a chi, tra gli amministratori “scissionisti”, parla del Consorzio come una sorta di “gigante della burocrazia”.
Il clima insomma, meteo a parte, è torrido. E non solo per la situazione del Consorzio, ma anche per Eal, dove il bilancio in rosso è stato recentemente approvato con i voti di 8 comuni (pochissimi), mentre ben 21 amministrazioni comunali socie hanno preso le distanze e si sono astenute. Così ieri sera, per cercare di fare il punto e definire un fronte comune, si sono riuniti i sindaci e i vicesindaci del Pdl, oltre ai capogruppo nei consigli comunali, chiamati a raccolta dal segretario provinciale Oscar Fondi a Lodi. Tra gli invitati il sindaco di Sant’Angelo, Domenico Crespi. Il quale però - assicurano fonti attendibili - ieri mattina ha avuto una telefonata con il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini. Perché il territorio va tenuto unito, al di là delle bandiere partitiche. O almeno questa è la speranza “trasversale” di molti degli amministratori locali, specie di quelli storici.
Non bastassero le “beghe” nostrane, a gettare dubbi su partecipate e controllate ci ha pensato il governo Monti. La “spending review” impone per i cda delle aziende controllate due consiglieri scelti fra i dipendenti e solo uno esterno, nominato cioè dai partiti. Nel caso delle partecipate si passa a un cda con massimo cinque consiglieri, ma in questo caso quelli nominati fra i dipendenti dell’ente titolare salgono a tre. Astem Spa (controllata con una quota di maggioranza dal Comune di Lodi) non dovrebbe essere toccata da questa ennesima “rivoluzione”, almeno stando alle previsioni del presidente Emiliano Lottaroli, in quanto opera nel settore dei pubblici servizi. Eal ha già un cda formato da tre consiglieri, in forza di una norma di qualche anno fa collegata al capitale sociale. Ma per tutte le altre società, i giochi sono aperti.
Mentre il Lodigiano sta vivendo gli ultimi giorni della sua autonomia amministrativa, i politici locali preferiscono accapigliarsi per la gestione delle società a capitale pubblico. Il caso più eclatante è quello del Consorzio per i servizi alla persona che rischia di sfaldarsi, ma è ormai tutti contro tutti anche ai vertici di Eal e Sisa
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